Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
domenica 18 maggio 2025
 

Al Asiri, la primula rossa di Al Qaeda

Le indagini sul luogo di uno degli attentati nello Yemen (Reuters).
Le indagini sul luogo di uno degli attentati nello Yemen (Reuters).

Con una serie di attentati in contemporanea, i gruppi di terroristi islamici che si annidano nello Yemen e si richiamano ad Al Qaeda hanno ucciso almeno 40 persone. E' il più grave capitolo di una storia di attentati che, nello Yemen, non ha in pratica mai avuto fine, nonostante che dal febbraio 2012 sia presidente Abd Rabbuh Mansur Hadi, un uomo assai fedele agli Usa.

Tutti ricordano che, a partire da una telefonata tra due capi terroristi intercettata proprio nello Yemen, gli Usa decisero di chiudere per un mese, in agosto, una ventina tra ambasciate e consolati sparsi in tutto il Medio Oriente. Perché, dunque, i terroristi islamici dello Yemen fanno così paura all'Occidente? Perché proprio loro, che stanno in un Paese piccolo, povero e controllato da un regime tutt'altro che ostile; e non, per esempio, quelli che  hanno le basi in Siria o in Irak?

Al Qaeda nella Penisola Arabica (è il nome che gli specialisti danno ai gruppi yemeniti, più spesso contratto nella sigla Aqpa) è considerata l'organizzazione più pericoloso per diverse ragioni. La prima è la capacità, oltre che l'inclinazione, a colpire le sedi diplomatiche, con l'ovvio effetto "pubblicitario" che simili colpi comportano.



La seconda ragione è l'influenza ideologica che Aqpa esercita sugli estremisti islamici di tutto il mondo attraverso il sito internet "Ispirazione". Uno strumento semplice da gestire e difficile da bloccare.

La terza ragione ha un nome, anzi uno pseudonimo: Ibrahim al Asiri, Abramo l'Assiro. Di lui si sa poco. Gli unici dati certi sono che è nato in Arabia Saudita e che è una specie di genio nel concepire attentati con l'esplosivo e nel realizzare gli ordigni necessari. Fu lui, nel 2009, a costruire la bomba che il nigeriano Omar Faruk Abdulmutallab portava nella biancheria e con la quale riuscì a viaggiare da Amsterdam (Olanda) a Detroit (Usa) prima di essere scoperto.

Nel 2010 Al Asiri riuscì a mettere esplosivo in una serie di finte cartucce di inchiostro per stampanti. Gli ordigni furono intercettati grazie a una "soffiata" dei servizi segreti dell'Arabia Saudita, quando una delle "cartucce" era già arrivata in Gran Bretagna.

Al Asiri, inoltre, ha fama di grande spietatezza. Nel 2009 usò come attentatore suicida uno dei suoi fratelli, Abdullah, che fingendo di voler disertare, riuscì ad avvicinarsi al principe Mohammed bin Nayef, responsabile dell'anti-terrorismo. L'esplosione fece a pezzi Abdullah ma il principe riuscì a salvarsi. La bomba di Al Asiri era così ben nascosta da superare diverse perquisizioni. 

Questi e altri temi di esteri anche su fulvioscaglione.com

20 settembre 2013

 
Pubblicità
Edicola San Paolo