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Nel commento al Vangelo di oggi, Papa Francesco torna sul tema già affrontato ieri con gli Scouto dell’avarizia e della cupidigia dei beni materiali e, terminato il commento alla Parola prega per le vittime “delle stragi avvenute in questi giorni negli Stati Uniti, in Texas, in Ohio, in California”. Il riferimento è alle sparatorie in cui sono morti bambini e molte persone, le ultime 20 questa notte, a causa di sparatorie avvenute in luoghi pubblici: stragi che si ripetono, un Paese di facile accesso alle armi.
“Il Vangelo di oggi si apre con la scena di un tale che si alza tra la folla e chiede a Gesù di dirimere una questione giuridica circa l’eredità di famiglia”. Qui il Papa ricorda come tante volte anche ora il tema dell’eredità sia fonte di conflitti e poi prosegue: “Ma Egli nella risposta non affronta la questione, ed esorta a rimanere lontano dalla cupidigia, cioè dell’avidità di possedere. Per distogliere i suoi ascoltatori da questa ricerca affannosa della ricchezza, Gesù racconta la parabola del ricco stolto, che crede di essere felice perché ha avuto la fortuna di una annata eccezionale e si sente sicuro per i beni accumulati. Il racconto entra nel vivo quando emerge la contrapposizione tra quanto il ricco progetta per se stesso e quanto invece Dio gli prospetta. Il ricco mette davanti alla sua anima, cioè a se stesso, tre considerazioni: i molti beni ammassati, i molti anni che questi beni sembrano assicurargli, la tranquillità e il benessere sfrenato. Ma la parola che Dio gli rivolge annulla questi suoi progetti. Invece dei ‘molti anni’, Dio indica l’immediatezza del ‘questa notte morirai’; al posto del 'godimento della vita', gli presenta il 'rendere la vita', con il conseguente giudizio. Per quanto riguarda la realtà dei molti beni accumulati su cui il ricco doveva fondare tutto, essa viene ricoperta dal sarcasmo della domanda: ‘E quello che ha preparato, di chi sarà?’. È in questa contrapposizione che si giustifica l’appellativo di stolto con cui Dio si rivolge a quest’uomo. Egli è stolto perché nella prassi ha rinnegato Dio, non ha fatto i conti con Lui”. “La conclusione della parabola, formulata dall’evangelista, è di singolare efficacia: 'Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio'. È un ammonimento che rivela l’orizzonte verso cui tutti noi siamo chiamati a guardare. I beni materiali sono necessari alla vita, ma non devono essere il fine della nostra esistenza, ma un mezzo per vivere onestamente e nella condivisone con i più bisognosi. Gesù oggi ci invita a considerare che le ricchezze possono incatenare il cuore e distoglierlo dal vero tesoro che è nei cieli”.
“Questo non vuol dire estraniarsi dalla realtà, ma cercare le cose che hanno un vero valore: la giustizia, la solidarietà, l’accoglienza, la fraternità, la pace, tutte cose che costituiscono la vera dignità dell’uomo. Si tratta di tendere ad una vita realizzata non secondo lo stile mondano, bensì secondo lo stile evangelico: amare Dio con tutto il nostro essere, e amare il prossimo come lo ha amato Gesù, cioè nel servizio e nel dono di sé. L’amore così inteso e vissuto è la fonte della vera felicità, mentre la ricerca smisurata dei beni materiali e delle ricchezze è spesso sorgente di inquietudine, di avversità, di prevaricazioni, di guerre”. “La cupidigia ricorda”, ricorda il Papa a braccio, “non sazia, porta più fame, somiglia a quelle caramelle per cui l’una tira l’altra e non ci si ferma più”





