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La demolizione della Vela A, detta anche “Vela verde”, durerà 40 giorni; successivamente saranno demolite anche le Vele C e D, mentre la Vela B, l’unica che si è deciso di conservare, sarà ristrutturata. Le sette Vele furono progettate dall’architetto palermitano Franz Di Salvo prendendo a modello l’edilizia popolare brutalista di grandi architetti come il francese Le Corbusier e il giapponese Kenzo Tange. Negli anni Sessanta fu realizzato un progetto molto simile a Villeneuve-Loubet, nel Sud della Francia: le quattro Vele, dette anche Piramidi, nella cosiddetta Baia degli Angeli.
Progettate dall’architetto André Minangoy, ospitano 1.500 appartamenti e sono state definite dalla Francia patrimonio del XX secolo. Le Vele di Scampia furono costruite tra il 1962 e il 1975, e dovevano essere un grande complesso residenziale con alcuni spazi comuni destinati alla socializzazione e al benessere degli abitanti, come un’area di gioco per i bambini, che non furono mai realizzate. Anziché trasformarsi in una piccola città autonoma e ben organizzata, le Vele sono diventate un simbolo del degrado di Napoli: vi si trasferirono prima, abusivamente, molte famiglie rimaste senza casa dopo il terremoto dell’Irpinia, poi vennero occupate da delinquenti e spacciatori. Dei sette edifici originari ne furono abbattuti tre: nel 1997, nel 2000 e nel 2003.
Nel 2016 il Comune di Napoli decise l’abbattimento di altre tre Vele e la riqualificazione della Vela B, detta anche Vela azzurra, che ospiterà gli uffici della Città Metropolitana di Napoli. Il progetto costerà almeno 18 milioni di euro.
