Villaggi distrutti, piante bruciate o sradicate, crateri, strade dissestate. Dall’8 ottobre, dopo che il 7 era stato compiuto il massacro di 1.200 civili e militari israeliani da parte di Hamas, sono riprese le tensioni anche tra Libano e Israele, con lanci di missili, droni, attacchi aerei. Nei villaggi in mano agli Hezbollah si susseguono le immagini di quelli che parte della popolazione sciita considera martiri. Intanto, sulla blue line, a difesa di una stabilità che rischia di essere messa sempre più in crisi, ci sono i caschi blu dell’Onu che cercano di far calare la tensione. La missione Leonte XXXV, dal nome del fiume Litani che delimita la zona Sud del Libano, si muove per far rispettare la risoluzione 1701 del 2006 delle Nazioni Unite. La Joint Task Force Lebanon Sector West, a guida italiana, con il generale di brigata Enrico Fontana e su base brigata alpina taurinense, esercita il cosiddetto soft power per far rispettare il diritto internazionale, aiutare l’esercito libanese a mantenere il controllo del proprio territorio, la popolazione civile a vivere con più serenità. La missione Unifil (la Forza di interposizione in Libano delle Nazioni Unite) fu istituita una prima volta dal Consiglio di sicurezza dell’Onu nel marzo del 1978 a seguito dell’invasione del Libano da parte delle forze israeliane. Il compito era quello di assistere i libanesi perché potessero ripristinare il controllo sui propri territori. Cosa che avvenne. Israele, però, invase il Libano una seconda volta nel 1982 e rimase nel Libano del Sud fino al ritiro del luglio 2000. L’Onu stabilì che gli israeliani dovessero far indietreggiare le proprie forze fino alla cosiddetta “Linea di ritiro” o “Blu line”. Quest’ultima, individuata da centinaia di piloni blu, non rappresenta un confine internazionale, ma solo la linea che Israele non può oltrepassare. Essa, si legge nella risoluzione, «non pregiudica in alcun modo futuri accordi sui confini tra Libano e Israele». Il mandato all’Unifil, dopo il 1978, il 1982 e il 2000 è stato rinnovato nuovamente in seguito al conflitto israeliano libanese del 2006. In seguito agli scontri, con la risoluzione 1701 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha rafforzato l'Unifil aggiungendo, al mandato originale, il controllo della cessazione delle ostilità, l’accompagnamento e il sostegno alle forze armate libanesi mentre si schierano in tutto il Libano del Sud, l’assistenza alla popolazione per garantire l’accesso agli aiuti umanitari e il ritorno volontario delle popolazioni sfollate. L’Italia è tornata in Libano nel 2006 con l’operazione Leonte, prima con una forza da sbarco della Marina militare, approdata a Tiro, e dal 2007 con l’esercito.
Sul numero in edicola di Famiglia cristiana un ampio reportage sulla situazione.