Addio a Jean Paul Belmondo: la sua carriera per immagini
06/09/2021L'attore francese è scomparso all'età di 88 anni nella sua casa di Parigi
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Fino all'ultimo respiro, di Jean-Luc Godard, 1960
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Asfalto che scotta, di Claude Sautet (1960)
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Lettere di una novizia, di Alberto Lattuada (1960)
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La ciociara, di Vittorio De Sica (1960)
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Léon Morin, prete, di Jean-Pierre Melville (1961)
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Lo spione, di Jean-Pierre Melville (1962)
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Mare matto, di Renato Castellani (1963)
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L'uomo di Rio, di Philippe de Broca (1964)
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Il bandito delle 11, di Jean-Luc Godard (1965)
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La mia droga si chiama Julie, di François Truffaut (1969)
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Borsalino, di Jacques Deray (1970)
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Il clan dei marsigliesi , regia di José Giovanni (1972)
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L'oro dei legionari, di Henri Verneuil (1984)
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Un uomo e il suo cane, di Francis Huster (2008)
Definito il brutto più affascinante del cinema, era nato il 8 aprile 1933. I suoi nonni paterni erano italiani. Mostro sacro del cinema francese ed europeo, Belmondo ha girato 80 film. Prima di essere catapultato al successo da Fino all'ultimo respiro (À bout de souffle, 1960) di Godard, aveva già interpretato Charlotte et son Jules (1958), un cortometraggio sempre di Godard, e A doppia mandata (1959) di Chabrol. Per il resto, l'attore era apparso in film di scarso rilievo, tra i quali si può forse includere anche Asfalto che scotta (1960), di Claude Sautet. In Fino all'ultimo respiro nasce l'immagine divistica di Belmondo: personaggio scanzonato, malvivente dilettante, simpaticamente truffatore. Da operaio a studente, da contadino a sacerdote introverso, Belmondo si dimostrò un attore di straordinaria versatilità. In Cartouche (1962) di Phllippe de Broca interpretò una sorta di Robin Hood alla francese, e con lo stesso regista bissò, e anzi superò questo successo col magnifico film avventuroso-satirico L'uomo di Rio (1963). Pur essendo scettico nei confronti del cinema impegnato, Belmondo accettò ugualmente di lavorare con registi difficili che lo avevano visto nascere cinematograficamente: interpretò La ciociara (1960) con Sophia Loren, La donna è donna (1961), Lo spione (1962), Caccia al maschio (1964), Borsalino (1970), Il bandito delle 11 di Godard, Il ladro di Parigi (1967) di Malle, La mia droga si chiama Julie (1969) di Truffaut, Trappola per un lupo (1972) di Chabrol e Stavisky il grande truffatore (1974) di Resnais, Il clan dei marsigliesi (1972) e L'incorreggibile (1975) sono tutte pellicole che gli procurarono grande popolarità fra il pubblico e riconoscimenti importanti dalle autorità, come il Cèsar per Una vita non basta (1988) e la Legion d'Onore. Tra i suoi ultimi lavori Amazzonia (2000), la storia di un francese che invecchia e decide di ritirarsi dove è più fitta la foresta amazzonica e Un uomo e il suo cane, 2008, remake di Umberto D di De Sica.