Siamo abituati a pensare, e a ragione, che nei prodotti destinati ai bambini, occorra maggiore attenzione alla loro potenziale pericolosità per la salute e l'ambiente. Pensiamo che se acquistiamo qualcosa di “made in Italy” abbiamo garanzie maggiori. Ci fidiamo dei brand, dei marchi considerati simbolo di prestigio e di esclusività.
E se all'improvviso tutti questi miti crollassero di fronte ai nostri occhi?
Una breccia l'ha aperta Greenpeace in questi giorni presentando alla Settimana della moda milanese un rapporto shock dal titolo “Piccola storia di una bugia fuori moda”.
Sono stati
testati da laboratori indipendenti 27 prodotti di otto case d’Alta moda; 16 di questi (8 dei quali Made in Italy) sono risultati positivi per sostanze chimiche come nonilfenoli etossilati (NPEs), ftalati, composti perflorurati e polifluorurati e antimonio.
La più alta concentrazione di nonilfenoli è stata rilevata in una delle ballerine Louis Vuitton prodotte in Italia e vendute in Svizzera, mentre la concentrazione più elevata di
PFCs in una giacca di Versace.
Alcune di queste sostanze, quando vengono rilasciate nei corsi d’acqua durante il ciclo di produzione oppure dagli stessi vestiti durante il lavaggio,
hanno la proprietà di accumularsi negli organismi viventi e di interferire con il sistema endocrino.
Louis Vuitton ha replicato subito che si sta impegnando ad andare oltre le leggi vigenti per eliminare le sostanze chimiche pericolose, ma l'impegno che chiede Greenpeace è articolato e stringente, con una scadenza
per l'eliminazione di queste sostanze al 2020.
Chissà che la maison francese non decida di dare il buon esempio, così come hanno già fatto Valentino, Burberry e altre 18 grandi aziende della moda dimostrando che si può avere più attenzione per l'ambiente e la salute.
A Versace Greenpeace si è rivolta in maniera più diretta mercoledì scorso, quando gli attivisti hanno calato uno
striscione di 100 metri quadri dal soffitto della Galleria Vittorio Emanuele, a Milano, sul quale sono raffigurati la top model russa
Eugenia Volodina e un giovane Re chiaramente oltraggiato dalla presenza di sostanze tossiche nei suoi vestiti.
Il testo del banner è
“Beautiful fashion, ugly lies? #TheKingisNaked”. Il messaggio strizza chiaramente l'occhio alla favola di Hans Christian Andersen "I vestiti nuovi dell'Imperatore", riletta in chiave contemporanea ed ecologica.
“Se non vanno bene a un Re questi vestiti, non vanno bene neanche ai nostri bambini” è il messaggio di
Greenpeace che chiede più attenzione per l'infanzia, visto che le stesse sostanze chimiche pericolose trovate in precedenti ricerche nei vestiti destinati al grande pubblico, e in quelli sportivi, si ritrovano ora in vestiti di lusso e per di più per bambini e ragazzi.
“A livello internazionale
il nostro Paese viene percepito come la “fabbrica della bellezza” soprattutto se si parla di Alta moda e di questo dobbiamo essere orgogliosi. Ma la verità è che non c’è niente di più bello dell’acqua pulita, accessibile per tutti e
un futuro libero da sostanze tossiche per i nostri bambini”, commenta
Chiara Campione, responsabile del progetto The Fashion Duel di Greenpeace. “Per questo chiediamo insieme a questo piccolo Re vestiti liberi da sostanze tossiche per ogni bambino del Pianeta. È arrivato il momento che i grandi marchi come Versace e Dolce & Gabbana facciano
quello che i consumatori e gli appassionati di moda di tutto il mondo stanno chiedendo”.
Le case di alta moda che hanno sottoscritto l’impegno Detox: Nike, Adidas Puma, H&M, M&S, C&A, Li-Ning, Zara, Mango, Esprit, Levi's, Uniqlo, Benetton, Victoria's Secret, G-Star Raw, Valentino, Coop, Canepa, Burberry e Primark.
Felice D'Agostini