Ancora sotto arresto gli attivisti di Greenpeace
27/09/2013I volontari e l’equipaggio della nave Arctic Sunrise protestavano pacificamente contro l'esplorazione petrolifera della compagnia statale russa Gazprom nell'Artico, tentando di salire su una delle piattaforme. La Guardia Costiera russa li ha fermati: il petrolio non si tocca. Ecco le immagini.
Le piattaforme
petrolifere in Russia non si toccano, neanche per una protesta
pacifica.
Trenta tra attivisti di
Greenpeace e membri dell'equipaggio del rompighiaccio Arctic Sunrise
(tra cui un italiano) si trovano in custodia cautelare in "centri
di detenzione provvisoria" per essere interrogati, dopo essere
stati fermati nei giorni scorsi dalle autorità russe. La settimana
scorsa avevano protestato contro l'esplorazione petrolifera della
compagnia statale russa Gazprom nell'Artico, tentando di salire sulla
piattaforma Prirazlomnaya nel mare di Pechora.
Un terzo del gas che
usiamo in Italia nelle nostre case viene proprio dal gigante russo.
L’Italia è, grazie anche agli idrocarburi, il quinto Paese per la
Russia quanto a scambi commerciali.
Dal gasdotto Blu
Stream, nato 10 anni fa, e gestito da Gazprom-Eni, alle società
miste che estraggono gas e petrolio in Russia e producono energia
elettrica; adesso si sta realizzando anche il gasdotto South Stream,
nato da Gazprom-Eni e che vede ora la partecipazione di francesi e
tedeschi.
Più di 50
organizzazioni non governative e 370 mila persone da tutto il mondo
hanno firmato petizioni per richiedere la liberazione degli
attivisti, sotto arresto da cinque giorni.
Si era ventilata
l’accusa di “pirateria” che però secondo il Codice Penale
russo, non si applica né alle piattaforme petrolifere come la
Prirazlomnaya né a proteste pacifiche.
La conferma è arrivata
oggi da Putin, intervenuto al forum sull'Artico a Salekhardche: «Gli
attivisti che erano sul rompighiaccio Arctic Sunrise non sono
“pirati” ma hanno violato la legge internazionale poiché hanno
tentato di impadronirsi della piattaforma petrolifera artica russa».
«Quando i governi del
mondo non rispondono agli avvertimenti della scienza sulle
conseguenze del cambiamento climatico, nell’Artico e altrove, le
proteste pacifiche sono cruciali. Non ci faremo intimidire da queste
accuse e chiediamo l’immediato rilascio dei nostri attivisti»,
replica Kumi Naidoo, direttore esecutivo di Greenpeace International.