Barcellona in piazza per la libertà dei leader secessionisti
In silenzio, con le candele in mano, un fiume di persone si è riversato nel cuore di Barcellona, e anche in altre città catalane, nella serata del 17 ottobre. Sánchez e Cuixart, rispettivamente presidente dell'Assemblea nazionale catalana e di Omnium Cultural, promotori delle manifestazioni a favore dell'indipendenza, sono stati arrestati con l'accusa di sedizione in relazione alle rivolte del 20 settembre davanti al ministero catalano dell'Economia dove la Guardia civil stavano attuando un'operazione contro i preparativi del referendum. Circa 200mila persone sono scese per le strade a difesa dei due "prigionieri politici", a due giorni dallo scadere dell'ultimatum di Madrid alla Generalitat catalana. Anche i rappresentanti della Generalitat (il Govermo) e l'Ayuntamiento (il Comune) si sono uniti alle proteste manifestando in plaza Sant Jaume (sede delle due istituzioni). Il premier Rajoy ha chiesto al presidente della Catalogna Carles Puigdemont "buon senso ed equilibro" nell''inviargli la risposta sulla dichiarazione di indipendenza domani 19 ottobre. Puigdemont dovrà dire in modo definitivo se la secessione è stata dichiarata. In questo caso, il Governo spagnolo farà scattare l'articolo 155 della Costituzione, che prevede la sospensione delle istituzioni della Comunità autonoma. Intanto, il Tribunale costituzionale ha annullato all'unanimità la legge del referendum di autodeterminazione della Catalogna, approvata dal Parlamento autonomo il 6 settembre, perché, secondo il Tribunale, mina la sovranità nazionale e i diritti della minoranza politica.

























