«Non dimenticherò mai la prima volta che mi recai in Francia, nel 1970, per un training di aggiornamento: nell’ospedale in cui lavoravo, uno dei migliori in Europa, dei 50 neonati operati solo 3 riuscirono a superare l’intervento. Quanta insicurezza e quanto sconforto!
Temevamo che il problema delle cardiopatie congenite fosse senza una possibile soluzione». A raccontare è
Alessandro Frigiola, oggi primario di Cardiochirurgia del Policlinico di San Donato (Milano).
Oggi invece la mortalità per le cardiopatie infantili complesse è scesa sotto il 5%. Ma solo nei Paesi ricchi. Infatti, 800 mila bambini malati di cuore su un milione che nascono ogni anno, non hanno speranza di vita perché nati in Stati poveri, privi di medici e strutture ospedaliere adeguate.
Per questo il dottor Frigiola
ha fondato nel 1993 l’associazione Bambini Cardiopatici nel Mondo (
www.bambinicardiopatici.it), che ora ha una rete di più di
150 volontari italiani e stranieri.
Due sono i filoni di azione: da un lato,
missioni per identificare i bambini che necessitano di un intervento immediato (in 10 giorni si visitano 250 bambini) e per consegnare la strumentazione di base, dagli ecodoppler agli holter. In secondo luogo,
la formazione con borse di studio in modo che i sanitari formati diventino loro stessi promotori dello sviluppo locale; spesso i medici e gli infermieri svolgono i training specialistici presso il Policlinico di San Donato nel reparto del dottor Frigiola.
I Paesi coinvolti vanno dal Kurdistan iracheno alla Siria, dal Marocco al Perù, dallo Yemen alla Romania, ma è nell’Africa Occidentale e Centro-occidentale che la situazione è più grave. In Camerun, grazie al contributo della onlus, dal 2009 è operativo il
Cardiac Center costruito a Shisong, nella provincia anglofona di Kumbo. Si tratta di una struttura dotata di due sale operatorie, emodinamica, radiologia, terapia intensiva, reparto degenze di pediatria e neonatologia.
È l’unico ospedale specializzato in patologie cardiache del Camerun e dei Paesi confinanti. Per questo motivo,
l’associazione ha avviato la formazione di sanitari del Congo Kinshasa con il fine di creare un’equipe diagnostica che, se necessario, organizzi il trasferimento d’urgenza in questo centro di eccellenza di cardiochirurgia pediatrica.
Nei piani della Onlus, gli ospedali camerunensi e congolesi dovrebbero essere collegati anche all’ospedale di Dakar, in Senegal. Qui, proprio nei giorni scorsi è stata posta la prima pietra di una nuovissima unità di Cardiochirurgia e Cardiologia pediatrica all’interno dell’Ospedale Universitario Fann. Sarà pronta in due anni è dovrà integrare, completandola, l’attività della già esistente unità operativa di chirurgia toracica e vascolare, rivolta perlopiù agli adulti, offrendo un’unica struttura tecnologicamente all’avanguardia che compensi le sistematiche carenze del luogo (basti pensare che la prima sala di emodinamica a Dakar risale al 2012).
Una volta terminata, anche l’ospedale di Dakar sarà, accanto a Shisong, un polo di eccellenza nell’Africa Occidentale. La capitale senegalese in questo senso rappresenta una località altamente strategica dal momento che ospita il principale aeroporto dell’intero continente. Per questo motivo, nei pressi della struttura sorgerà una casa d’accoglienza per i familiari dei pazienti e fungerà anche da pensionato per i medici e gli infermieri non senegalesi per il periodo della formazione.
Stefano Pasta