Dietro ai numeri ci sono i volti
Nelle crisi, i bambini sono i più esposti ai rischi di violenza, sfruttamento, malattie e negligenze. Vale per le guerre, i disastri naturali, le epidemie, la sete e la fame. Secondo l’Unicef, l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’Infanzia, sono 59 milioni in 50 paesi i bambini che vivono in situazioni di emergenza. Per assicurare gli aiuti salvavita necessari, nel 2014 serviranno almeno 1 miliardo e 600 milioni di euro.
Prima di tutto, per continuare gli interventi umanitari già avviati. «Lo scorso anno», spiega il direttore Anthony Lake, «abbiamo assistito ad un’escalation di crisi»; basti pensare alle guerre in Siria, Sud Sudan, Centrafrica, o al tifone nelle Filippine. Nonostante la situazione economica, nel 2013 l’Unicef ha ricevuto la cifra più alta di donazioni dal 2005, l’anno dello tsunami nell’Oceano Indiano; tuttavia, corrisponde a solo il 59% del fabbisogno. Oltre agli interventi nelle grandi emergenze, tra i risultati ci sono 24,5 milioni di bambini vaccinati contro il morbillo, 20 milioni che hanno ricevuto accesso ad acqua potabile, 2,7 che hanno potuto ricevere istruzione di qualità, 1,9 curati dalla malnutrizione acuta e 935mila che hanno ricevuto sostegno psicosociale.
Dietro ai numeri, ci sono i volti. Anthony Lake ricorda quello di Gwendolyn, nata nelle Filippine una settimana prima dell’arrivo del tifone che ha spazzato via la sua casa: «Abbiamo accolto la sua famiglia in un rifugio dove ha potuto accedere all’acqua dal sistema idrico comunale, appena ripristinato. Quando Jhana, la madre di Gwendolyn, ha ricevuto del sapone, si sentiva fortunata perché, per la prima volta dopo il disastro, poteva nuovamente fare il bagnetto alla sua neonata».
Dieu-Donné è nato invece 19 mesi fa: «Seduto su un misero lettino d’ospedale guarda la sorellina neonata sorridere. Nella Repubblica Centrafricana, l’accesso a cibo nutriente e a cure mediche è stato fortemente limitato dal conflitto in corso». Per ora l’ha avuto grazie all’Unicef, ma occorre continuare ad aiutarlo per permettere a bambini come Dieu-Donné e Gwendolyn di riprendersi la propria infanzia.
Prima di tutto, per continuare gli interventi umanitari già avviati. «Lo scorso anno», spiega il direttore Anthony Lake, «abbiamo assistito ad un’escalation di crisi»; basti pensare alle guerre in Siria, Sud Sudan, Centrafrica, o al tifone nelle Filippine. Nonostante la situazione economica, nel 2013 l’Unicef ha ricevuto la cifra più alta di donazioni dal 2005, l’anno dello tsunami nell’Oceano Indiano; tuttavia, corrisponde a solo il 59% del fabbisogno. Oltre agli interventi nelle grandi emergenze, tra i risultati ci sono 24,5 milioni di bambini vaccinati contro il morbillo, 20 milioni che hanno ricevuto accesso ad acqua potabile, 2,7 che hanno potuto ricevere istruzione di qualità, 1,9 curati dalla malnutrizione acuta e 935mila che hanno ricevuto sostegno psicosociale.
Dietro ai numeri, ci sono i volti. Anthony Lake ricorda quello di Gwendolyn, nata nelle Filippine una settimana prima dell’arrivo del tifone che ha spazzato via la sua casa: «Abbiamo accolto la sua famiglia in un rifugio dove ha potuto accedere all’acqua dal sistema idrico comunale, appena ripristinato. Quando Jhana, la madre di Gwendolyn, ha ricevuto del sapone, si sentiva fortunata perché, per la prima volta dopo il disastro, poteva nuovamente fare il bagnetto alla sua neonata».
Dieu-Donné è nato invece 19 mesi fa: «Seduto su un misero lettino d’ospedale guarda la sorellina neonata sorridere. Nella Repubblica Centrafricana, l’accesso a cibo nutriente e a cure mediche è stato fortemente limitato dal conflitto in corso». Per ora l’ha avuto grazie all’Unicef, ma occorre continuare ad aiutarlo per permettere a bambini come Dieu-Donné e Gwendolyn di riprendersi la propria infanzia.


















