Saltano da un muretto all'altro, fanno acrobazie tra i palazzi, arrampicandosi sulle pareti degli edifici, sottoponendosi un allenamento fisico molto duro e rigoroso, senza rinunciare a coprirsi il capo con il velo. Così, praticando il parkour - la disciplina urbana che, attraverso vari movimenti come salti e corse veloci, consente di eseguire con grande velocità e agilità un percorso superando gli ostacoli fisici posti dall'ambiente - un gruppo di ragazze egiziane di un quartiere delle periferie del Cairo sfida le rigide convenzioni sociali del loro Paese. Da circa sei mesi le atlete si incontrano una volta alla settimana per allenarsi con il gruppo "Pke" (Parkour Egypt), guidate dal coach Mohamed Omran, sotto gli sguardi curiosi, sorpresi, spesso ostili della gente comune. In Egitto questa disciplina, nata in Francia, è praticata soltanto dagli uomini. In generale, nel Paese - e in particolare al Cairo - è inusuale che le donne si dedichino a sport di questo genere, ritenuti pericolosi per la loro incolumità. Ma il coach Omran è ottimista. «Sempre più donne stanno arrivando al parkour», dice. «Quanto più lo sport diventa popolare tanto più si rafforza l'accettazione delle donne come atlete». Nato in Francia negli anno '90, il parkour si è diffuso in tutto il mondo. Nelle foto Reuters, le immagini di ragazzi che inseguono la libertà praticando le acrobazie del parkour nella Striscia di Gaza e tra le macerie degli edifici distrutti dalla guerra in Siria.