Quando racconta della sua Nairobi, Gianfranco Morino conquista per l’atteggiamento umile, per le idee lucide e le frasi prive di retorica. Morino è uno di quei
“medici dei poveri” che l’Italia “esporta” nel mondo, o meglio, nei Paesi poveri.
In questo caso negli slum della periferia di Nairobi, la capitale del Kenya.
Nelle strade polverose della città convivono ricchezze smisurate e povertà immense. Le prime sono concentrate nella city, dove risiedono circa 300 mila persone;
la seconda inghiotte le baraccopoli, dove vivono più di due milioni e mezzo di persone, che ogni giorno lottano contro fame, sete, malattie.
In questo inferno, la salute non è un diritto, ma un privilegio. Solo pochi riescono ad accedere agli ospedali privati (
«Se non hai la carta di credito, rischi di morire sul marciapiede», dice Morino), mentre la maggioranza della popolazione non ha mai visto un medico. «Nelle baracche, polmoniti, gastroenteriti, Aids, tubercolosi sono letali», spiega.
«Il paradosso è che chi è povero è anche più malato, ma ha meno diritto ai servizi».
Di fronte a ciò, il chirurgo piemontese (è originario di Acqui Terme) non resta con le mani in mano.
E nel 2007, dopo aver lavorato per anni nei centri sanitari del Kenya, dà vita al Ruaraka Uhai Neema Hospital, un ospedale moderno ed efficiente costruito tra le baraccopoli di Mathare e di Korogocho.
In corsia vengono curati soprattutto donne e bambini. «Il tentativo è quello di avere un approccio globale, che include educazione,
prevenzione, attività clinica, diagnostica, chirurgica, e formazione», sottolinea il medico.
Non a caso, il suo chiodo fisso è la responsabilizzazione degli operatori locali, anche per evitare la fuga di cervelli, soprattutto medici, che lasciano queste terre per l’Europa o l’America.
Per chi non riesce a raggiungere l’ospedale, c’è il progetto Medical camp: medici e infermieri del Neema vanno tra le baracche, fanno visite, distribuiscono farmaci, effettuano medicazioni. Altri interventi riguardano educazione sanitaria, maternità sicura, lotta alla disabilità.
Salute, quindi, ma non solo. Anche una
scuola di musica e danza per coinvolgere i giovani emarginati, tenendoli lontani dalla strada. Tante iniziative, portate avanti con una sola filosofia: quella di «non rendersi indispensabili, di non essere presenzialisti, ma
di lavorare in punta di piedi, mantenendo il rispetto culturale e intessendo relazioni con le autorità del posto. Occorre rifuggire dalla logica “tanto in Africa va bene tutto” per proporre interventi ad hoc, su misura per la realtà e il contesto locali».
È con questa convinzione che
Morino fonda, nel 2001, World friends onlus-Amici del mondo, l’associazione nata nelle terre d’Africa, che ha qui, e non a migliaia di chilometri di distanza, le sue radici e la sua regia.
«La campagna che abbiamo lanciato», dice, «s’intitola “Fiori degli slum”, cioè i bambini nati fra le baracche e le fogne a cielo aperto. Non trovi in un albero, nelle baraccopoli. In un Paese come il Kenya dove vengono i turisti per vedere animali e foreste. E i fiori sono simbolo dei bambini:
che nascano da amore, da violenza, in ogni caso sono bambini».
Gianfranco Morino e l’Ong World Friends da sempre intendono valorizzare e far crescere le forze del territorio:
il 99% del personale dei progetti è kenyano. E oltre al sostegno dell’ospedale, il Neema Hospital, i progetti riguardano anche i
programmi di educazione sanitaria, l’educazione sessuale per gli adolescenti (che puntano sul cambiamento di stile di vita, sono stati approvati sia dalle istituzioni laiche dello Stato che da quelle cattoliche),
la formazione del personale di tutti i reparti, ma anche la rete delle “cliniche mobili”, i 5 centri di salute sparsi sul territorio, gli ambulatori di fisioterapia per i disabili.
«La campagna», racconta Morino, «va a sostenere la parte pediatrica e delle mamme. Abbiamo anche un programma di
formazione delle madri dei piccoli disabili. Una delle prime cause di disabilità è il parto, perché tante ragazze giovanissime partoriscono sole negli slum senza la comunità, la mamma, le nonne intorno».
«L’anno prossimo», conclude il medico, «farò 30 anni d’Africa. Per me è importante ricordare mia moglie Marcella, che ne compirà 25 (ci siamo conosciuti in Africa nel 1990), e World Friends ne compirà 15».
Paola Arosio
Fino al 26 Aprile si possono donare 2 euro telefonando al 45599, aiutando così a proteggere la salute dei bambini che vivono negli slum di Nairobi.
Si può sostenere World Friends e il dottor Morino anche attraverso il sito:
www.world-friends.it.