Alla Mecca, in Arabia Saudita, gli operatori puliscono e sterilizzano la Kaaba, l’edificio cubico che si trova al centro della Sacra Moschea ed è il luogo più sacro dell’islam, prima dell’inizio del Ramadan. A Beirut, in Libano, si preparano le decorazioni all’esterno di una moschea. Ad Algeri, in Algeria, davanti a un mercato all’aperto vengono disposte sedie distanziate per far sedere le persone in attesa di fare acquisti. Nei suq (mercati) di Baghdad, in Iraq, e di Amman, in Giordania, la gente fa shopping prima del mese sacro, sempre mantenendo le dovute precauzioni contro il virus. In Egitto, nel quartiere di Cairo Vecchia, si acquistano le tradizionali lanterne della festa, chiamate fanous. A Gerusalemme si allestiscono addobbi davanti alle case. A Gaza, nei Territori palestinesi, a causa del lockdown molte persone restano chiuse in casa e, magari con i figli, preparano lanterne fai-da-te. Il mese sacro per i musulmani, dedicato al digiuno, alla preghiera, alle opere di carità, coincide con il nono mese dell’anno per il calendario lunare islamico e ogni anno inizia in un data differente che dipende dalla luna crescente (e che varia anche tra zone del mondo). Quest’anno in Italia così come in molti altri Paesi comincia la notte tra il 23 e il 24 aprile e termina il 23 maggio. A causa della quarantena per la pandemia sarà un Ramadan molto diverso: le moschee resteranno vuote e l’iftar, il pasto dopo il tramonto che interrompe il digiuno, non potrà essere, come avviene tradizionalmente, un momento di vita comunitaria in cui le famiglie si ritrovano per condividere le pietanze. Anche i suq nei Paesi arabi, tradizionalmente presi d’assalto nei giorni prima del Ramadan, ora vivono un’enorme crisi: la gente non rinuncia agli acquisti in preparazione al mese sacro, ma l’afflusso nei bazar e nei negozi è molto limitato a causa della paura del contagio (foto Reuters).