Qualcuno
di voi nei giorni scorsi forse lo ha incontrato mentre pedala sulle
nostre strade:
Tore Naerland, norvegese, ipovedente, dall'1 al 10
aprile è stato in Italia per la tappa del suo Bike
for Peace, il Giro del
mondo in 90 giorni, un tour internazionale in bicicletta
per chiedere
la messa al bando di tutte le armi nucleari, in accordo con
Mayors
for peace e la Campagna internazionale ICAN.
Partito
il 15 marzo da Manchester a bordo di un tandem con altri attivisti al
seguito, Tore Naerland è stato ricevuto dalla
Camera dei Comuni di
Westminster a Londra e dal sindaco della capitale, Boris Johnson; poi
è giunto in
Francia, dove ha incontrato i deputati dell'Assemblea
nazionale, grazie all'appoggio del coordinatore dei Parlamentari per
la non-proliferazione e il disarmo nucleare.
Scopo del viaggio:
attraversare i due Paesi europei che possiedono armi nucleari, ma
anche l'Italia che ne ospita alcune decine sul proprio territorio,
per dimostrare che la maggioranza della popolazione e gli Enti Locali
auspicano una convenzione che le metta al bando. La spinta dal basso
è stata sempre fondamentale, anche per le convenzioni contro le
altre armi di distruzione di massa, come quelle chimiche e
biologiche.
Da
Nizza, il 31 marzo, Tore ha passato la frontiera con l'Italia,
percorrendo tutta la costa tirrenica, da
Albenga (prima tappa) fino a
Roma, passando da Genova, La Spezia, Pisa, Follonica, Montalo di
Castro. Durante il percorso, non è mancato il saluto ai comuni già
membri di Mayors for Peace: oltre a
Genova, Pisa e Roma, anche
Arnasco, Vado Ligure, Sestri Levante, Riccò del Golfo, Castelnuovo
Magra, Viareggio.
«Tore
è entusiasta dell'accoglienza che sta ricevendo»,
spiega
Lisa Clark, di Beati i Costruttori di Pace, che sta
accompagnando Naerland nelle tappe nostrane. «
A
ogni tappa è stato ricevuto non solo dagli enti locali, ma in quasi
tutte le città ha avuto almeno un incontro con le scuole e con le
associazioni, quelle per la pace ma anche quelle per la bici e
ambientaliste. Ad Albenga, dove il comune è commissariato, siamo
stati accolti festosamente dalle associazioni per i disabili e dagli
scout. A Genova, dai Lions Club (che dedicano quasi tutta la loro
attività benefica alla lotta contro la cecità); a Pisa, le scuole
primarie e medie, che hanno un'orchestra sinfonica, ci hanno dedicato
uno splendido concerto. Siamo stanchi morti, ma felici».
A
ogni tappa, a ogni incontro Tore Naerland racconta senza falsi pudori
della sua malattia e di ciò che lo motiva, specie quando si trova
davanti bambini e studenti: «Quando
avevo 15 anni, una mattina mi sono svegliato e non ci vedevo più da
un occhio. Due mesi dopo, nemmeno dall'altro. Per me la vita era
finita. Poi alcune persone mi hanno preso per mano, mi hanno fatto
capire che non potevo passare la vita a piangermi addosso, ma che
avevo ancora tanto da poter fare per gli altri. E la mia vita è
cambiata. Avevo ancora tantissimi motivi per vivere».
Da allora,
Tore ha visitato oltre 100 Paesi e stretto rapporti di amicizia
autentica con migliaia di persone. «I
miei anni in sella alla bici per la pace sono stati anni splendidi,
una continua sfida intellettuale, spirituale, fisica».
Con
lui, in questo viaggio, un'altra rivelazione:
Anita
Valen de Vries, anche lei norvegese ed ex campionessa olimpionica di
ciclismo su strada. Ha partecipato a due olimpiadi, Atene e Pechino,
aggiudicandosi una medaglia bronzo. Dopo Pechino, aveva deciso di
ritirarsi dall'agonismo. Commenta oggi: «La vita dell'atleta è
solitaria ed egoista, pensi solo a mangiare, dormire, allenarti,
competere, tutto il resto è escluso.
Ora ho deciso di dedicare la
mia notorietà al disarmo e mi sento così realizzata come mai
prima».
Da Manchester,
Anita giuda il tandem su cui pedala Naerland. «Sono
gli occhi di Tore»
dice orgogliosa.
L'8
aprile, Tore e la sua squadra sono stati ricevuti in Campidoglio dal
vicesindaco di Roma, Luigi Nieri, e il giorno seguente hanno preso
parte all'udienza generale del papa, dove
Naerland e Anita sono
riusciti a regalare al papa la maglietta gialla con la scritta Bike
for peace,
un gesto a cui tenevano molto, per chiudere la tappa europea del
tour. Il Santo Padre ha offerto loro due rosari. Ma il regalo più
bello è stato un altro:
la promessa del papa di impegnarsi in prima
persona per la messa al bando delle armi nucleari.
Testo di Giusy Baioni
Foto di Nicola Polato