Presidenziali, l'Iran al bivio tra riformismo e tradizione
19/05/2017I due candidati principali della sfida elettorale sono il moderato e riformista Hassan Rohani, capo di Stato uscente, sostenitore dell'apertura all'Occidente, e il conservatore Ebrahim Raisi, esponente del Fronte popolare delle forze della rivoluzione islamica (foto Reuters).
Alle elezioni presidenziali del 19 maggio - che si svolgono in contemporanea con quelle per i Consigli islamici di città e villaggi - gli iraniani sono chiamati a scegliere tra quattro candidati. La vera sfida, però, è tra il capo di Stato uscente, Hassan Rohani, leader riformista, ed Ebrahim Raisi, esponente del fronte conservatore. Una scelta di campo, per l'Iran, tra il cammino moderato inaugurato quattro anni fa dal presidente attuale e il ritorno a una visione reazionaria della politica, della società e dei rapporti con gli altri Paesi. La presidenza del 68enne Rohani si è distinta per l'apertura a relazioni più distese con l'Occidente, la fine dell'isolamento imposto dal predecessore Mahmoud Ahmadinejad e per l'accordo sul programma nucleare iraniano raggiunto nel 2015 a Vienna con Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania (che ha portato alla revoca delle sanzioni contro il Paese). Ma Raisi è un avversario molto pericoloso: 56 anni, da molti e cosiderato il probabile successore della guida suprema l'ayatollah Al' Khamenei e ha il sostegno del sindaco conservatore di Teheran Mohammed Bagher Ghalibaf (che ha ritirato la sua candidatura alle presidenziali). Contro la fiducia che Rohani ripone nell'Occidente invoca un atteggiamento più duro, una maggiore indipendenza economica del Paese e la lotta alla povertà.