Gli oceani sono minacciati come mai prima d'ora, è l'allarme lanciato dal segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres all'apertura della prima conferenza sugli oceani, di cui si celebra oggi 8 giugno la giornata mondiale. Lo slogan di quest'anno, non a caso, è «Our Ocean, Our Future». Imputato numero uno è la plastica: ce n'è talmente tanta che, secondo un recente studio potrebbe addirittura superare (per peso) la quantità di pesce entro il 2050, se non si inverte la rotta. Altri nemici sono l'inquinamento, il sovrasfruttamento della pesca, l'acidificazione provocata dal riscaldamento globale. Allora, se il responsabile dei danni è l'uomo, Guterres ha ammonito: «Dobbiamo mettere da parte i vantaggi nazionali a breve termine, per prevenire una catastrofe generale di lungo periodo». Intanto una petizione lanciata sulla piattaforma Avaaz per chiedere la messa al bando della plastica monouso entro i prossimi 5 anni, e firmata da oltre un milione di persone, è stata presentata durante la conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani in corso a New York. La petizione è a sostegno della campagna #CleanSeas contro i rifiuti in mare. Al momento sono una ventina i Paesi che hanno espresso supporto alla campagna Onu con cui si sollecitano i governi a fermare l'utilizzo di oggetti in plastica monouso e microsfere presenti nei prodotti cosmetici, dagli scrub ai dentifrici, entro il 2022. «Finora più di 20 nazioni si sono impegnate a ridurre i rifiuti di plastica, ma c'è bisogno che molti di più salgano a bordo se vogliamo dare un taglio drastico agli 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici che ogni anno finiscono negli oceani», ha detto il capo dell'Unep, Erik Solheim.