L’ospedale che si “costruisce” in un giorno
13/01/2014Si spedisce tutto insieme, con un solo volo aereo. E in 24 ore è operativo. È l’ospedale da campo gonfiabile di Medici senza Frontiere. È stato impiegato l’ultima volta per l’emergenza dovuta al tifone delle Filippine. Con l’iniziativa “Vedilo con i tuoi occhi” è stato possibile visitarlo anche a Roma per vedere come funziona.
L’ospedale da campo gonfiabile è lo stesso usato a Tacloban, nella parte centrale delle Filippine, una delle zone più colpite dal tifone Haiyan. È quello che utilizza Medici senza Frontiere quando l’emergenza diventa una lotta contro il tempo per salvare vite umane.
A dicembre scorso è stato montato anche a Roma, attraverso l’iniziativa “Vedilo con i tuoi occhi”, che ha reso possibile la visita della struttura, delle sale operatorie, del reparto di degenza, con visite guidate condotte dagli operatori di Msf. Attraverso questa iniziativa tutti hanno potuto vedere con i propri occhi gli ambienti all’interno dei quali dal passaggio del tifone sono state effettuate 150 visite al giorno e 50 operazioni chirurgiche nelle prime settimane.
«Ci sono stati circa seimila morti», dice Virgilio A. Reyes Jr., ambasciatore delle Filippine in Italia, «ma dieci milioni di persone sono state colpite se si pensa alle devastazioni che il tifone ha portato all’agricoltura. Moltissime sono rimaste senza tetto, cibo, acqua o medicine. Per questo ogni intervento è stato fondamentale, come quello immediato del Governo Italiano e della Protezione Civile che ha messo a disposizione la sua grande esperienza in situazioni come questa. Anche la comunità filippina in Italia ha contribuito all’invio di fondi e cibo».
L’ospedale è composto da una struttura leggera, modulare e trasportabile con un unico carico aereo, che si può anche smontare e rimontare in loco per spostarsi da un posto all’altro. «In un giorno è operativo», dice Patrizio Carnevale, ostetrico dell’organizzazione, «lo si gonfia in un paio d’ore, poi si deve posizionare il pavimento, per rendere l’ambiente più igienico, e allacciare acqua e luce».
C’è un triage all’ingresso, proprio come in un ospedale normale, dove viene fatta l’accettazione, poi un reparto con i posti letto, una sala operatoria attrezzata e i moduli possono essere ripetuti e messi in comunicazione tra loro. Ci sono dei bocchettoni esterni ai quali si può allacciare il riscaldamento o l’aria condizionata a seconda delle zone climatiche di intervento, e per l’acqua basta un punto d’accesso idrico locale, il più vicino possibile. La logistica è perfettamente attrezzata per la depurazione e la sterilizzazione con sistemi che usano solfato d’alluminio e cloro.
«La caratteristica principale è la rapidità di intervento, ad Haiti abbiamo montato una struttura che raggiungeva i 250 posti letto. È stato usato di recente nella Repubblica Centrafricana, e in Pakistan, per la prima volta, nel 2005». L’ospedale è sorretto da archi di aria compressa duri come cemento, a Tecloban è stato montato all’interno dell’ospedale quasi distrutto dal tifone.
Ha una capienza di 45 posti letto, è formato da quattro tende di 100 metri quadrati di superficie e una di 45. Ha un pronto soccorso, una farmacia, un reparto medicazioni. Ora è stata ripristinata la sala operatoria dell’ospedale danneggiato dove Msf opera con attrezzature e personale: viene utilizzata per gli interventi e specialmente per i parti, «ce ne sono stati molti», continua Carnevale, «soprattutto nell’emergenza, ed è stato fondamentale fornire subito la possibilità di partorire in modo sicuro».
«Nelle Filippine era importante anche dare assistenza per le malattie croniche come il diabete o per quelle cardiache», dice Luigi Montagnini, vicepresidente di Msf Italia. «A Tacloban in tre giorni eravamo operativi, grazie soprattutto alla logistica, i moduli vengono impacchettati e inviati insieme agli strumenti per la sala operatoria e ai generatori. Abbiamo due grandi depositi in Europa, uno a Bruxelles e l’altro a Bordeaux.
L’ospedale da campo viene prodotto da un’azienda italiana, ed è ad Haiti che ha avuto il primo vero battesimo del fuoco».
Attualmente l’organizzazione è presente nelle Filippine con oltre 600 operatori, con 5 ospedali e 16 centri sanitari. Molto importante in casi come questo è anche l’intervento di sostegno psicologico: «Dopo eventi distruttivi si possono avere reazioni acute, sia somatiche che emotive», spiega Luana Giardinelli, psicologa responsabile della salute mentale a Guiuan, nella parte Est dell’isola di Samar. «La prima attività dopo il disastro è quella di cercare di raggiungere tutti con messaggi di psicoeducazione, dando consigli su come gestire le difficoltà e spiegando che molte delle cose che si provano sono del tutto normali dopo un disastro del genere, perché è la situazione stessa a essere eccezionale. Va anche indicato cosa è meglio evitare, per esempio non consumare alcool e non restare isolati. Soprattutto bisogna condividere l’esperienza con le persone vicine, con i familiari, e poi noi operatori dobbiamo cercare di capire quali sono i soggetti più vulnerabili, spesso sono gli anziani, i bambini e le persone sole».