«E' bello essere di nuovo a casa». Esordisce con queste parole Barack Obama nel suo discorso di addio come 47° presidente degli Stati Uniti a Chicago, la città dalla quale nel 2008 è partito per cominciare la sua avventura alla Casa bianca. «Questa sera è il mio turno di dire grazie», continua, interrotto da grida e applausi. «Mi avete fatto diventare un presidente migliore, un uomo migliore». Obama non nasconde la forte emozione, come quando dalla folla si alza il grido "four more years", ancora quattro anni. Ricorda alcuni dei risultati raggiunti durante i suoi otto anni di mandato, come le nuove relazioni instaurate con Cuba, l'accordo sul programma nucleare dell'Iran, la riforma sanitaria negli Usa, e dice: "Voi l'avete fatto. Voi siete stati il cambiamento. Grazie a voi, l'America oggi è un posto migliore e più forte». Assicura di voler favorire la transizione verso la prossima amministrazione Trump, così come il presidente Bush fece nei suoi confronti nel 2008. «Restiamo la Nazione più ricca, più potente, più rispettata al mondo», afferma. Momento di profonda commozione per Obama quando saluta e ringrazia sua moglie Michelle, seduta in platea insieme alla figlia Malia: «Negli ultimi venticinque anni sei stata non solo mia moglie e la madre delle mie figlie, ma anche la mia migliore amica». Ringrazia il vicepresidente Joe Biden e tutto il suo staff che ha visto crescere in questi anni.«Concittadini, è stato l'onore della mia vita servirvi. E non smetterò di farlo, sarò qui con voi in qualità di cittadino per il resto dei miei giorni». Conclude con lo slogan che ha segnato i suoi otto anni alla Casa bianca: «Yes we can», possiamo farcela. Al quale aggiunge: «Yes we did», ce l'abbiamo fatta. Michelle, Malia, Biden e sua moglie Jill lo raggiungono sul palco e lo abbracciano. Ancora alcuni minuti di saluti al pubblico. Poi, Obama prende per mano Michelle e abbandona il sipario.