Per il settimo anno consecutivo, domenica 7 settembre si è svolta nel centro storico di Padova la “Cena per Tutti”, una serata di convivialità e incontro per i padovani.
Tutti: nessuno escluso.
Il
coordinamento “Abracciaperte”, gruppo organizzatore cui aderiscono una ventina di enti cattolici e laici (comprendenti diverse comunità di immigrati, Ong, associazioni di volontariato, i sindacati confederali e alcuni uffici pastorali della diocesi), lo sottolinea con fermezza:
«Non è una cena per i poveri, è la cena dei cittadini. Un momento in cui riusciamo, ciascuno per quello che è, ad accettare che la città è costituita di tutti noi: poveri e ricchi, belli e brutti, intelligenti o meno... Non ha importanza: contiamo noi, così come siamo».
Un segno semplice, ma positivo, per affermare che per i bisogni primari non esistono separazione, distinzione o categorie: «Dobbiamo avere la capacità e il coraggio di sedere a fianco l'uno dell'altro, contenti di poter mangiare qualcosa insieme», insistono gli organizzatori.
Segnale non insignificante in una città protagonista di un'estate torrida per questioni legate alla sicurezza pubblica e in particolare al fenomeno dell'accattonaggio, che ha visto
in posizioni contrapposte sui temi della marginalità e della povertà l'amministrazione comunale e alcune figure storiche del volontariato locale, in primis don Albino Bizzotto, presidente di “Beati i costruttori di pace”.
Anche per questo la disponibilità della
centralissima piazza delle Erbe, luogo scelto per l'evento, e il patrocinio del Comune alla manifestazione sono riscontri positivi per il coordinamento. «È importante che l'incontro avvenga in piazza», sostengono i promotori. «
Le piazze sono i luoghi delle istituzioni, della rappresentanza cittadina, e insieme i luoghi della memoria storica civica, del quotidiano materiale, del mercato. Punto di incontro dove lo svolgersi della vita dà offerta di relazioni e soddisfazione dei bisogni elementari».
«
Viviamo in tempi difficili, in cui tra la gente si respira un clima di sospetto e di intolleranza», dice
don Bizzotto, che del coordinamento “Abracciaperte” è il referente. «Si nota una grande distanza tra la percezione degli altri ‒ specie quelli più distanti dal nostro modo di essere ‒ con l'idea del pericolo che essi comportano, e la realtà effettiva delle persone. Vengono lanciati messaggi senza conoscere questa loro realtà: anche per questo, nel 2008, si è voluto creare un momento pubblico di incontro, conoscenza, scambio e condivisione per tutti coloro che abitano Padova».
Un evento gratuito, dove ciascuno può portare le proprie “specialità” da condividere e chi non ha nulla è invitato ugualmente. Ogni anno almeno un migliaio di persone si sono incontrate, nelle edizioni in piazza delle Erbe (luogo quotidiano di mercato tra i più suggestivi e artisticamente più importanti della città), oppure in quelle all'interno del
Palazzo della Ragione, simbolo dell'istituzione patavina nei secoli: volontari delle associazioni, semplici curiosi, immigrati di Paesi diversi, ospiti dell'asilo notturno e abituali utenti delle cucine economiche popolari, politici locali, religiosi, tante famiglie.
Ogni appuntamento è maturato per rispondere con un segnale chiaro ad attuali e pressanti emergenze sociali e preoccupazioni culturali. «Con una doppia attenzione», prosegue don Bizzotto. «
Da una parte al riconoscimento delle persone che vivono in città, dall'altra all'atteggiamento di accoglienza e di attenzione per tutte le persone che non trovavano vie legali per rapportarsi con noi. Quest'anno abbiamo ben presenti due realtà: il peso della crisi e ciò che esso produce nella società, diventando paura che genera intolleranza». Perché si è arrivati a questo punto? «
Far parte di un mondo dove la maggioranza degli abitanti è più povera non piace a nessuno e, siccome la crisi prospetta questo traguardo, si tengono a distanza le persone più in difficoltà. Mentre nessuno si lamenta del sistema di corruzione che ha inquinato per vent'anni i rapporti produttivi e sociali della nostra regione».
Aggiunge
Lorenzo Picarella, referente dell'associazione “Libera” per Padova: «La “Cena per Tutti” è un'iniziativa che si fonda sul concetto dello stare insieme, di una società fondata sul noi, l'unico tipo che può sconfiggere la mafia.
È stata la società basata sull'io che ha permesso il diffondersi delle mafie, specie al Nord».
“Libera” si è unita al coordinamento “Abracciaperte” quest'anno, con l'adesione di molti tesserati. «Nei momenti di crisi la solidarietà diventa fondamentale, così
la festa dei padovani vuole dimostrare che Padova è una città aperta ad altre realtà, disponibile al dialogo, alla conoscenza, alla condivisione. La nostra partecipazione quest'anno diventa, poi, un gesto di vicinanza e di affetto particolare al nostro presidente».
Dopo un pomeriggio di animazione e giocoleria per i bambini, infatti,
sul palco della piazza alle ore 18 è salito don Luigi Ciotti, che ha portato il suo messaggio di speranza.
Dalle ore 19 è stata imbandita la tavola. Senza limiti di posti.
Cinzia Agostini