

Ha trasformato il folklore romagnolo in un genere riconosciuto e apprezzato in ogni angolo del Paese con il celebre brano “Romagna Mia” scritto dallo zio, Secondo Casadei, sul quale ha costruito una carriera leggendaria all'insegna dell'allegria, della solarità e della genuinità tipica della sua terra. Le immagini della lunga carriera di Raoul Casadei, che si è spento sabato scorso all’ospedale Bufalini di Cesena dopo essere stato colpito dal Covid, che ha guidato l’orchestra di famiglia, ereditata dallo zio Secondo dal 1960 al 2000 quando ha lasciato il testimone al figlio Mirko. «Raoul», dice a "Famiglia Cristiana", «non morirà mai. Resteranno le sue canzoni che raccontano i valori semplici e genuini della nostra terra: lo stare insieme, la famiglia, la convivialità, il sorriso sulle labbra». Per il “re del liscio” niente funerali: «A papà non piacevano, li trovava tristi», spiega Mirko, «gli dedicheremo una grande festa appena sarà possibile, magari in estate, a Ferragosto, quando io e lui ogni anno festeggiavamo insieme il nostro compleanno insieme a tutti gli amici»


Ha trasformato il folklore romagnolo in un genere riconosciuto e apprezzato in ogni angolo del Paese con il celebre brano “Romagna Mia” scritto dallo zio, Secondo Casadei, sul quale ha costruito una carriera leggendaria all'insegna dell'allegria, della solarità e della genuinità tipica della sua terra. Le immagini della lunga carriera di Raoul Casadei, che si è spento sabato scorso all’ospedale Bufalini di Cesena dopo essere stato colpito dal Covid, che ha guidato l’orchestra di famiglia, ereditata dallo zio Secondo dal 1960 al 2000 quando ha lasciato il testimone al figlio Mirko. «Raoul», dice a "Famiglia Cristiana", «non morirà mai. Resteranno le sue canzoni che raccontano i valori semplici e genuini della nostra terra: lo stare insieme, la famiglia, la convivialità, il sorriso sulle labbra». Per il “re del liscio” niente funerali: «A papà non piacevano, li trovava tristi», spiega Mirko, «gli dedicheremo una grande festa appena sarà possibile, magari in estate, a Ferragosto, quando io e lui ogni anno festeggiavamo insieme il nostro compleanno insieme a tutti gli amici»


Ha trasformato il folklore romagnolo in un genere riconosciuto e apprezzato in ogni angolo del Paese con il celebre brano “Romagna Mia” scritto dallo zio, Secondo Casadei, sul quale ha costruito una carriera leggendaria all'insegna dell'allegria, della solarità e della genuinità tipica della sua terra. Le immagini della lunga carriera di Raoul Casadei, che si è spento sabato scorso all’ospedale Bufalini di Cesena dopo essere stato colpito dal Covid, che ha guidato l’orchestra di famiglia, ereditata dallo zio Secondo dal 1960 al 2000 quando ha lasciato il testimone al figlio Mirko. «Raoul», dice a "Famiglia Cristiana", «non morirà mai. Resteranno le sue canzoni che raccontano i valori semplici e genuini della nostra terra: lo stare insieme, la famiglia, la convivialità, il sorriso sulle labbra». Per il “re del liscio” niente funerali: «A papà non piacevano, li trovava tristi», spiega Mirko, «gli dedicheremo una grande festa appena sarà possibile, magari in estate, a Ferragosto, quando io e lui ogni anno festeggiavamo insieme il nostro compleanno insieme a tutti gli amici»


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Ha trasformato il folklore romagnolo in un genere riconosciuto e apprezzato in ogni angolo del Paese con il celebre brano “Romagna Mia” scritto dallo zio, Secondo Casadei, sul quale ha costruito una carriera leggendaria all'insegna dell'allegria, della solarità e della genuinità tipica della sua terra. Le immagini della lunga carriera di Raoul Casadei, che si è spento sabato scorso all’ospedale Bufalini di Cesena dopo essere stato colpito dal Covid, che ha guidato l’orchestra di famiglia, ereditata dallo zio Secondo dal 1960 al 2000 quando ha lasciato il testimone al figlio Mirko. «Raoul», dice a "Famiglia Cristiana", «non morirà mai. Resteranno le sue canzoni che raccontano i valori semplici e genuini della nostra terra: lo stare insieme, la famiglia, la convivialità, il sorriso sulle labbra». Per il “re del liscio” niente funerali: «A papà non piacevano, li trovava tristi», spiega Mirko, «gli dedicheremo una grande festa appena sarà possibile, magari in estate, a Ferragosto, quando io e lui ogni anno festeggiavamo insieme il nostro compleanno insieme a tutti gli amici»


Ha trasformato il folklore romagnolo in un genere riconosciuto e apprezzato in ogni angolo del Paese con il celebre brano “Romagna Mia” scritto dallo zio, Secondo Casadei, sul quale ha costruito una carriera leggendaria all'insegna dell'allegria, della solarità e della genuinità tipica della sua terra. Le immagini della lunga carriera di Raoul Casadei, che si è spento sabato scorso all’ospedale Bufalini di Cesena dopo essere stato colpito dal Covid, che ha guidato l’orchestra di famiglia, ereditata dallo zio Secondo dal 1960 al 2000 quando ha lasciato il testimone al figlio Mirko. «Raoul», dice a "Famiglia Cristiana", «non morirà mai. Resteranno le sue canzoni che raccontano i valori semplici e genuini della nostra terra: lo stare insieme, la famiglia, la convivialità, il sorriso sulle labbra». Per il “re del liscio” niente funerali: «A papà non piacevano, li trovava tristi», spiega Mirko, «gli dedicheremo una grande festa appena sarà possibile, magari in estate, a Ferragosto, quando io e lui ogni anno festeggiavamo insieme il nostro compleanno insieme a tutti gli amici»


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Addio a Raoul Casadei. Il figlio Mirko: «Non voleva funerali ma una festa allegra»
