Santa Maria Elisabetta Hesselblad, una svedese tosta, incuriosita da un rosario...
05/06/2016Oggi papa Francesco l'ha canonizzata insieme al polacco Stanislao di Gesù e Maria, al secolo Jan Papczyński.
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Antje Jackelèn, prima donna diventata arcivescovo luterano di Uppsala e primate di Svezia con il marito, il pastore luterano Heinz Jackelen, salutano papa Francesco prima delle canonizzazioni di domenica 5 giugno. Foto Ansa.
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Antje Jackelèn, prima donna diventata arcivescovo luterano di Uppsala e primate di Svezia, saluta papa Francesco prima delle canonizzazioni di domenica 5 giugno. Foto Ansa.
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Il ministro svedese della cultura, Alice Bah Kuhnke, salkuta papa Francesco prima delle canonizzazioni di domenica 5 giugno. Foto Ansa.
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Il Presidente della repubblica polacca, Andrzej Duda, e sua moglie Agata Kornhauser-Duda, salutano papa Francesco prima delle canonizzazioni di domenica 5 giugno. Foto Ansa.
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Il Presidente della repubblica polacca, Andrzej Duda, e sua moglie Agata Kornhauser-Duda, durante la celebrazione eucaristica in cui papa Francesco ha canonizzato il polacco Stanislao di Gesù e Maria, al secolo Jan Papczyński, e la svedese Maria Elisabetta Hesselblad. Foto Ansa.
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Il Presidente della repubblica polacca, Andrzej Duda, e sua moglie Agata Kornhauser-Duda, durante la celebrazione eucaristica in cui papa Francesco ha canonizzato il polacco Stanislao di Gesù e Maria, al secolo Jan Papczyński, e la svedese Maria Elisabetta Hesselblad. Foto Ansa.
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Nata luterana a Fåglavik, in Svezia, il 4 giugno 1870, è morta cattolica a Roma il 25 aprile 1957. In mezzo, una vita intensa. Interessante. Che insegna tanto ancor oggi. Maria Elisabetta Hesselblad
è quinta di tredici figli. A 18 anni per aiutare economicamente la sua famiglia si trasferisce negli Stati o Uniti d'America, a New York,
dove lavora come infermiera. Ed è proprio curando una malata irlandese
cattolica che Maria Elisabetta si incuriosisce per quella fede così
diversa dalla sua. Non capisce che cosa sia quella strana collanina da cui la malata non
vuole separarsi, un semplice rosario, a dire il vero, ma un oggetto misterioso per lei, giovane svedese che non ne aveva mai visto uno.
Guidata da un dotto gesuita studia con passione la dottrina cattolica e, con meditata scelta, l’accetta, facendosi battezzare il giorno dell’Assunzione della Beata Vergine Maria del 1902. Nel 1904 va a Roma e, con uno speciale permesso di papa san Pio X, veste l’abito brigidino nella casa di Santa Brigida, allora occupata dalle carmelitane. Ricostituì l’ordine di santa Brigida, svedese come lei, rispondendo alle istanze e ai segni dei tempi. Il suo apostolato è ispirato dal grande ideale «Ut omnes unum sint» («affinché tutti siano una cosa sola») e questo la spinge a offrire la sua vita a Dio per unire la Svezia a Roma. A proposito di Svezia: con molto coraggio e lungimiranza riporta le figlie di santa Brigida là dove la santa mistica le fondò nel 1300: nel 1923 le Brigidine tornano a Djursholm, nel 1935 si insediano a Vadstena. Tutta la sua vita è contraddistinta da una continua carità operosa. Durante la Seconda guerra mondiale garantisce un rifugio sicuro a molti ebrei perseguitati e trasforma la sua casa in un luogo dove le sue suore distribuiscono viveri e vestiario a quanti si trovano in necessità. Beatificata da san Giovanni Paolo II il 9 aprile dell’Anno Giubilare 2000 è stata canonizzata da papa Francesco il 5 giugno 2016, Anno Santo straordinario della Misericordia.
Il miracolo che ha permesso la sua beatificazione è
avvenuto nel 1985 e ha avuto come protagonista proprio una suora brigidina, di origine
indiane, affetta da una grave forma di tubercolosi ossea. Il secondo
miracolo, quello che l’ha resa santa, è accaduto invece nel 2015: Carlos, un bambino cubano affetto da tumore al cervelletto, è guarito in modo irreversibile e in forme inspiegabili per la scienza medica dopo che i suoi genitori hanno pregato Dio per giorni chiedendo insistentemente l'intercessione di Maria Elisabetta Hesselblad.
La nuova santa fa parte del novero di convertiti di altissima levatura
spirituale (Edith Stein, Paul Claudel, Andrè Frossard per citare i più
noti) che hanno lasciato un segno di continuità con un passato glorioso
ma che, per ragioni storiche, era andato spegnendosi o aveva perso slancio.