Migranti in mare al largo di Malta, la politica non trova un accordo
05/01/2019Le navi per il soccorso umanitario Sea watch 3 e Professor Albrecht, delle Ong tedesche Sea watch e Sea eye, attendono di essere accolte in un Paese europeo per poter sbarcare le 49 persone salvate a dicembre. Nelle foto Reuters, le immagini a bordo della Sea watch 3, che è stata raggiunta da altre due navi per il rifornimento di viveri e il cambio dell'equipaggio.
Non si sblocca la situazione delle navi Sea watch 3 - che ha recuperato 32 migranti lo scorso 22 dicembre - e Professor Albrecht, che ne ha salvati 17 una settimana dopo, il 29 dicembre. Le due imbarcazioni di due Ong tedesche hanno avuto il permesso di entrare nelle acque maltesi, ma sono ancora in mare in attesa che l'Europa decida cosa fare. Un'apertura è arrivata dal vicepremier italiano Luigi Di Maio che, dopo aver parlato con il premier Giuseppe Conte, ha dichiarato: «Malta faccia sbarcare subito donne e bambini da quelle imbarcazioni e li mandi in Italia. Li accoglieremo. Siamo pronti ancora una volta a dare, come sempre, una lezione di umanità all'Europa intera».Si tratta in totale di cinque donne e sette minori, a bordo della Sea watch 3. Ma la questione dell'immigrazione continua a creare disaccordo e attrito all'interno del Governo italiano. La presa di posizione di Di Maio, infatti, è stata subito dopo sconfessata dal vicepremier Matteo Salvini che ha ribadito il suo no all'accoglienza nei porti italiani: «Possiamo inviare a bordo medicine, cibo e vestiti, ma basta ricatti. Meno partenze, meno morti. Io non cambio idea». Mentre la Commisisone europea tiene contatti con alcuni Paesi per trovare accoglienza ai 49 migranti, l'Alleanza United4Med, che ha raggiunto con due navi la Sea watch 3 con una delegazione di parlamentari tedeschi, giornalisti e attivisti, ha dichiarato in un comunicato: "Tra mare e terra esiste un ponte fatto di alleanze e solidarietà inarrestabili. Stiamo facendo, una volta di più, quello che le autorità e i governi continuano a non fare: andare a prestare soccorso a chi in mare rischia la vita a causa delle politiche europee di chiusura dei canali di ingresso legali, facendo ogni sforzo possibile per ridurre le sofferenze di persone, anche bambini piccolissimi, che hanno già affrontato l’inferno dei deserti e dei lager libici. Perché una società che viola i diritti fondamentali di alcuni è una società insicura e pericolosa per tutti".