«Sono entrato nell’ospedale oncologico pediatrico di Kiev con la tristezza di chi varca un confine di dolore e con l’angoscia che accompagna la visione di volti e corpi prigionieri di un male che regala alla vita poche certezze. Fotografare il dolore è difficile perché il confine tra verità e pietismo è sempre molto labile.È difficile, perché l’obiettivo scruta impietoso, invade e toglie pudore alla disperazione degli uomini. Sono stati giorni difficili, come tutte le volte che si guarda il dolore da vicino e se ne sente l’odore. Non lo dimentichi, ti si appiccica addosso.Eppure in quei giorni ho capito che testimoniare era importante, senza enfasi, semplicemente facendo scorrere il tempo sui volti dei bambini che avevano il colore della paura, della tristezza o il sorriso improvviso per un gioco inventato.E poi, lo smarrimento negli occhi dei genitori e la tenerezza di un abbraccio.Immagini da raccontare, frammenti di esistenze sfortunate che spero arrivino alla sensibilità di chi è ancora in grado di farsi domande e tentare qualche risposta concreta. Dedico queste immagini a tutte le persone che mi hanno accompagnato in questo viaggio dell’anima».
Ugo Panella