Nella Prima guerra mondiale, che papa Benedetto XV definì "inutile strage", l'Italia, prima neutrale, entrò il 24 maggio 1915 dopo la firma del Patto di Londra (26 aprile 1915). L'accordo prevedeva lo schieramento dell'Italia al fianco dell'Intesa in cambio - in caso di vittoria - dell'annessione del Trentino, dell'Alto Adige, della Venezia Giulia e dell'Istria - con l'esclusione di Fiume - e una parte della Dalmazia. Il comando dell'esercito venne affidato al generale Luigi Cadorna. Il fronte aperto dall'Italia contro l'Austria-Ungheria ebbe come teatro le Alpi e lo sforzo principale per sfondare il fronte fu concentrato nella regione delle valli dell'Isonzo.
Nell'ottobre-novembre 1917 gli austro-ungarici e i tedeschi ruppero il fronte convergendo su Caporetto e accerchiando le truppe italiane. La rottura del fronte provocò il crollo delle postazioni italiane lungo l'Isonzo e la loro ritirata. Conseguenze della disfatta furono la sostituzione di Cadorna con il maresciallo Armando Diaz in qualità di capo di stato maggiore. Gli austro-ungarici lanciarono una nuova offensiva il 15 giugno del 1918, che vide tuttavia gli italiani resistere all'assalto. Con l'Impero vicino al tracollo e l'impossibilità di continuare a sostenere lo sforzo bellico nel lungo termine, l'offensiva italiana partì il 23 ottobre dal Piave e portò rapidamente alla vittoria di Vittorio Veneto. L'Austria-Ungheria a quel punto si arrese. Il 3 novembre a Villa Giusti (Padova) l'esercito imperiale firmò l'armistizio. Alla Conferenza di pace di Parigi l'Italia completò l'unificazione nazionale acquisendo il Trentino-Alto Adige, la Venezia Giulia, l'Istria ed alcuni territori del Friuli, le città di Trieste e Gorizia e le isole del Carnaro e Zara.
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