I Negramaro suonano un campanello d’allarme. Quello che ricorda che ogni 20 secondi muore un bambino perché non è stato vaccinato. Il gruppo musicale hanno accettato di fare da
testimonial per l’agenzia Onu per l’infanzia. E il campanello è il simbolo della campagna internazionale dell’organismo umanitario “100% Vacciniamoli tutti”.
La campagna è stata infatti lanciata per sostenere gli 8 paesi dove avvengono oltre un quarto di tutte le morti infantili nel mondo: Afghanistan, Angola, Repubblica Democratica del Congo, Ciad, Nigeria, Pakistan, Sud Sudan e Yemen.
Qui, circa sei milioni di bambini non sono ancora vaccinati, molti dei quali vivono in zone remote, senza accesso ai servizi sanitari di base a causa di conflitti, povertà, mancanza di un sistema sanitario o tensioni sociali.
L’obiettivo dell’Unicef (costo: 100 milioni di dollari) è sconfiggere la polio ed estendere al 100% dei bambini le vaccinazioni di routine entro il 2017. Per evitare che questi piccoli continuino ad avere sogni spezzati perché poveri. Come è successo a
Idriss: aveva 18 mesi quando è stato colpito dalla polio, che l’ha lasciato paralizzato dalla vita in giù. Ora ha 4 anni, ha imparato a sollevarsi da terra e a stare in piedi con l’aiuto di attrezzature e protesi fornite dal centro sanitario locale. I suoi genitori fanno tutto il possibile per dargli una speranza per il futuro, ma lui sogna solo di giocare a pallone con gli altri bambini del suo quartiere a N’Djamena, in Ciad. Una cosa che purtroppo non potrà mai fare.
Quest’epilogo si poteva facilmente evitare: si è ammalato perché non ha fatto l’ultimo richiamo della vaccinazione anti-polio. La malattia è endemica solo in Afghanistan, Nigeria e Pakistan, ma capace di insediarsi ancora prepotentemente in Paesi dove non c’era più, come nella Siria messa in ginocchio dalla guerra, che ha registrato nuovi casi dopo 15 anni di assenza della patologia.
Tutti i neonati sono a rischio di infezioni e malattie ma, se nei Paesi industrializzati sono una prassi di routine,
nel mondo un bambino su cinque, soprattutto in Africa e Asia, ne è escluso perché povero.
«La vaccinazione», spiega
Giacomo Guerrera, presidente dell’Unicef Italia, «è uno degli interventi più potenti ed efficaci per la salute e il benessere umano.
Ogni anno, le vaccinazioni prevengono circa 2,5 milioni di morti infantili da difterite, tetano, pertosse e morbillo».
Negli ultimi vent’anni, hanno contribuito a dimezzare il tasso globale di mortalità infantile: alla fine degli anni Settanta, la percentuale media di vaccinazione infantile nei Paesi in via di sviluppo era ancora tra il 10 e il 20%.
L’Agenzia per l’Infanzia Onu aveva già promosso la “Vaccinazione universale dei bambini entro il 1990”, purtroppo fallita nell’obiettivo del 100% nonostante un sensibile miglioramento. Spiega il rapporto “Vaccini salvavita”: «La crisi economica degli anni Ottanta e le politiche di aggiustamento strutturale determinarono una riduzione degli investimenti nei servizi sociali di base (sanità, istruzione...), esercitando pesanti effetti sulle fasce più deboli della popolazione».
L’Unicef è il più grande acquirente di vaccini nel mondo. Solo nel 2012 ha fornito quasi
2 miliardi di dosi di vaccino e più di 500 milioni di siringhe, oltre a garantire il trasporto e la conservazione dei vaccini, e la formazione degli operatori sanitari. Anche grazie al suo lavoro, ha ottenuto che il
prezzo dei nuovi vaccini, soprattutto contro alcune tipologie di diarree e polmonite (due delle maggiori cause di morte tra i bambini sotto i 5 anni), sia
diminuito da 3 a 6 volte.
Tra i tanti dati, però, uno spiega bene l’importanza della campagna “100% Vacciniamoli tutti”:
se tutti i bambini venissero vaccinati, entro il 2020 25 milioni di vite sarebbero salvate.
Per effettuare una donazione: www.vacciniamolitutti.it/donazione-unicef.html
Stefano Pasta