Liturgia del giorno:
Is 65, 17-21; Sal.29; Gv 4, 43-54.
San Secondo, patrono della città e della diocesi di Asti, fu uno fra i primi martiri in terra piemontese, ma non va confuso con due omonimi venerati nella medesima regione: san Secondo di Salussola, invocato anche a Torino e Ventimiglia, e san Secondo di Pinerolo, entrambi ritenuti dalla tradizione popolare soldati della Legione Tebea. Sul martire di Asti abbiamo scarsissime notizie: ne parlano gli “Atti” raccolti da quattro codici, diversi nella forma ma simili nella sostanza, da Jean Bolland, il gesuita che, nel ‘600, con altri suoi confratelli cominciò a raccogliere le vite dei santi (da qui il nome di “Bollandisti” dato al gruppo). Secondo è raffigurato come uomo profondamente religioso e molto noto ad Asti. Lo si dice vissuto ai tempi dell’imperatore Adriano; essendo fervente idolatra, faceva parte della milizia romana ed era grande amico di Sapricio, il prefetto delle Alpi Cozie. Ad un certo punto entrò in contatto con Calogero, comandante delle guardie del prefetto di Brescia, che era stato imprigionato ad Asti, e venne iniziato da lui al cristianesimo. Poi a Tortona conobbe Marciano, un altro cristiano detenuto, e a Milano incontrò i santi Faustino e Giovita. Quest’ultimo lo battezzò e lo comunicò, incaricandolo di portare una particola consacrata a Calogero e a Marciano, come segno del suo avvenuto battesimo. Marciano, essendosi rifiutato di sacrificare agli dei, fu decapitato e Secondo gli diede onorata sepoltura. Appena Sapricio lo seppe, avendo scoperto che anche l’amico si era fatto cristiano, lo fece cercare e, dopo averlo ritrovato insieme a Calogero nel carcere di Asti, di fronte al suo fermo rifiuto di rinnegare la fede, ordinò di condurlo fuori della città e di decapitarlo. Calogero fu ucciso poi ad Alberga. Correva l’anno 119. Ad Asti, sul luogo del martirio, sorse in seguito la chiesa (oggi Collegiata) dedicata a San Secondo, dove le sue spoglie riposano in una cassa d’argento offerta da Emanuele Filiberto di Savoia.