Liturgia del giorno:
Is 55, 10-11; Sal.33; Mt 6, 7-15.
Oggi la Chiesa ricorda un santo che fu, oltre che teologo, anche agiografo, predicatore e poeta. Nato a Damasco, in Siria, verso il 550, Sofronio da giovane si dedicò allo studio e poi all’insegnamento delle belle lettere e della retorica; successivamente si recò in Palestina nella laura di S. Teodosio dove strinse amicizia con Giovanni Mosco e partì con lui verso il 378 per un lungo viaggio in Egitto, da cui tornò per fare la sua professione religiosa da S. Teodosio. Nel 603, dopo l’assassinio dell’imperatore Maurizio e l’invasione delle frontiere bizantine ad opera delle armate di Cosroe, Sofronio, sempre in compagnia del Mosco, lasciò la Palestina recandosi di nuovo in Egitto dove fu prima in relazione con il patriarca Eulogio, poi con il suo successore S. Giovanni l’Elemosiniere, dedicandosi soprattutto alla conversione dei sostenitori del monofisismo, cioè dell’eresia secondo la quale in Cristo ci sarebbe una sola natura, quella divina. Erano ancora in quel paese quando Gerusalemme, nel 614, fu presa dai Persiani, e allora i due amici si imbarcarono per l’Italia; giunti a Roma, però, Giovanni Mosco morì e Sofronio, rimasto solo, ritornò in Palestina portando con sé le spoglie dell’amico per deporle nel monastero di S. Teodosio. Ma il suo ritiro dal mondo non fu definitivo perché nel 630 lo vediamo nuovamente impegnato nella lotta contro i monoteliti, eretici secondo i quali in Cristo ci sarebbe una sola volontà, quella del Verbo. Nel 634 succedette a Modesto come patriarca di Gerusalemme. La sua Lettera Sinodica è una professione illuminata sulla dottrina delle due volontà di Cristo e, nel contempo, è un appello contro l’invasione iniziata dagli Arabi, che nel 637 costringeranno alla resa la città; tuttavia il suo atteggiamento di fermezza di fronte al califfo Omar assicurerà ai cristiani una situazione accettabile. Sofronio morirà poco dopo, l’11 marzo 638. Di lui ci restano interessanti scritti agiografici, omiletici e dogmatici.