Liturgia del giorno:
Is 26,1-6; Sal 117 (118); Mt 7,21.24-27
Secondo una Passio scritta tre secoli dopo la sua morte, ma non molto attendibile per gli errori che contiene, Bibiana avrebbe subito il martirio per la fede tra il 361 e il 362, durante il breve regno di Giuliano l’Apostata. Su di lei peraltro ci sono anche informazioni certe, anche se scarse, contenute nel Liber Pontificalis, una raccolta di notizie, alimentate via via per secoli da generazioni di successivi compilatori fino all’anno 885, e poi continuata più ampiamente fino al secolo XII. Vi troviamo un elemento preciso collegato direttamente a Bibiana, ed è la dedica – da parte di papa Simplicio - alla beata martire di una basilica «nella quale riposa il suo corpo». In essa si conservava anche la colonna alla quale Bibiana fu legata per essere flagellata. Sappiamo inoltre che già nel V secolo, a Roma, si commemorava santa Bibiana il 2 dicembre. E nella chiesa romana intitolata a lei, ricostruita sulle rovine di quella di papa Simplicio, si ammira tuttora una famosa scultura di Gian Lorenzo Bernini che la raffigura appoggiata alla colonna con nella mano sinistra la palma simbolo del martirio. Il culto per questa santa si diffuse più tardi attraverso l’Europa: la sua protezione veniva invocata anche per certe malattie come l’epilessia (chiamata in linguaggio popolare “mal caduco”): dalla colonna a cui, secondo la leggenda, fu legata, veniva raschiata la polvere e messa in una bevanda, che si riteneva guarisse dal male. Così pure oggetto di venerazione era l’erba che cresceva nel giardino attiguo alla chiesa e con la quale, essiccata e ridotta in polvere, si faceva un infuso che poi, bevuto, aveva effetti benefici. Un’antica tradizione, inoltre, attribuisce speciale importanza alla giornata del 2 dicembre: si ritiene infatti che la situazione meteorologica di questo giorno indichi in anticipo l’andamento di tutta la stagione invernale: «Come a santa Bibiana, quaranta giorni e una settimana», questo il detto popolare diffuso nell’Italia settentrionale.