Liturgia del giorno:
Dt 26, 16-19; Sal.118; Mt 5, 43-48.
Bella e ricca, ma figlia naturale e dunque illegittima. Suo padre era l’autorevole Louis de Marillac, signore di Ferrières, e sua madre una sconosciuta. Quando lo dissero a Luisa, sui vent’anni, lei voleva farsi monaca, poi però la persuasero a sposare Antoine Le Gras, segretario della regina di Francia Maria de’ Medici. Il matrimonio, celebrato nel 1613, fu allietato presto da un figlio, ma poi una lunga malattia del marito ripiombò nell’abbattimento la giovane madre, che superò la crisi grazie all’incontro, nel 1624, con il sacerdote Vincenzo de’ Paoli, Monsieur Vincent come veniva chiamato allora. Costui aveva creato le “Compagnie di Carità”, gruppi di pronto intervento contro le emergenze della miseria, particolarmente diffusa in quel tempo (era in corso la Guerra del Trent’anni, che affamò l’Europa con episodi di una crudeltà mai vista). In quest’opera, il santo coinvolse Luisa che, dopo la morte del marito avvenuta nel 1625, ebbe l’incarico di ispezionare le “compagnie femminili” nella zone rurali. Lei correggeva, riorganizzava, stimolava con una capacità di persuasione e di orientamento che spinse Vincenzo a portarle in casa alcune ragazze di campagna già un po’ pratiche di assistenza, perché ne completasse la preparazione rendendole autonome: così il 29 novembre 1633 nacquero le Figlie della Carità, serve dei poveri, monache senza chiostro e senza un abito proprio, una novità rivoluzionaria per quei tempi, che Vincenzo riassumeva così: «Esse avranno per monastero le case dei malati, per cella una stanza d’affitto, per cappella la chiesa parrocchiale, per chiostro le strade della città». Luisa si buttò nell’impresa con tutte le sue forze e con ritmi incredibili di lavoro che stupivano lo stesso Fondatore. Morì il 15 marzo 1660, pochi mesi prima di lui, raccomandando alle sue figlie: «Abbiate grande cura del servizio dei poveri». Beatificata nel 1920 da Benedetto XV, la Marillac fu canonizzata da Pio XI l’11 marzo 1934.