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Lc 21,20-28 - Giovedì della XXXIV Settimana del Tempo Ordinario - Anno Dispari
Il Vangelo di oggi ci mette davanti immagini forti: città assediate, popoli in fuga, segni nel cielo che fanno tremare. Gesù sembra ricordarci che nella vita esistono momenti in cui tutto sembra franare: i nostri punti fermi cedono, le certezze si sbriciolano, e ci sentiamo come Gerusalemme assediata.
È il tempo in cui non riusciamo più a nascondere le nostre fragilità. Ma proprio quando la paura sembra vincere, Gesù offre una chiave sorprendente: «Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». Non dice “scappate”, né “resistete con i vostri sforzi”. Dice: “Alzate il capo”. È un gesto semplice, ma decisivo. È il gesto di chi smette di guardare alle macerie e torna a guardare Colui che salva.
La vera fede non consiste nell’evitare le crisi, ma nel saperle attraversare con lo sguardo rivolto a Cristo. Ed è proprio in questo che si comprende la logica della speranza: non nasce quando tutto va bene, ma quando tutto sembra perduto. Il Signore ci insegna a leggere perfino il caos come il preludio di una liberazione, come un travaglio che genera qualcosa di nuovo. In questa luce risplende anche la festa della Medaglia Miracolosa, legata all’esperienza semplice e potente di Santa Caterina Labouré.
In un tempo difficile, Maria è apparsa come Madre che non abbandona i suoi figli, offrendo un segno umile: una medaglia. Non un talismano, ma un promemoria di grazia. Un invito a ricordare che, nelle battaglie della vita, non siamo soli. La Vergine ci accompagna, ci protegge, ci invita a fidarci del suo Figlio. Allora, mentre il Vangelo parla di sconvolgimenti, la Medaglia Miracolosa ci ricorda che anche quando tutto vacilla, c’è una mano materna che ci guida verso la speranza. E questa speranza ha un volto: è Cristo che viene, è il Signore che non si lascia vincere dal buio. “Alzate il capo”: è il Vangelo che diventa gesto quotidiano, anche nelle nostre notti più lunghe.





