Artiglio del diavolo
Questa radice che cresce spontanea in Africa è antinammatoria, analgesica e antireumatica.
Nome botanico
Harpagophytum procumbens.
Nome comune
Artiglio del diavolo, denominazione dovuta alla
presenza di spine uncinate che coprono i suoi
frutti, a causa delle quali i piccoli mammiferi, come
i roditori, possono rimanere intrappolati fino
a morire di fame.
Famiglia
Pedaliaceae.
Parti usate
Radici secondarie.
Descrizione
Pianta strisciante e perenne che cresce spontanea
nei terreni aridi e sabbiosi dell’Africa e del
Madagascar. Ha radici tuberizzate che possono
raggiungere la lunghezza di 20 centimetri e numerosi
fusti con foglie dentate; i fiori sono di colore
rosso-violetto e i frutti sono capsule munite
di spine lunghe più di due centimetri.
Componenti
Il componente attivo principale dell’Artiglio del
diavolo è un glicoside che si chiama arpagoside;
sono poi presenti altri due glicosidi, il procumbide
e l’arpagide, flavonoidi e acidi triterpenici.
A che cosa serve
L’utilizzo principale riguarda i problemi di origine
inammatoria e le affezioni degenerative del
sistema locomotore. Viene tradizionalmente utilizzato
nel trattamento di reumatismi cronici, artrite,
artrite reumatoide, artrosi cervicale e lombare,
coxartrosi, gonartrosi, dolori alla schiena,
sciatica, torcicollo e infiammazioni muscolari in
generale. Grazie a queste importanti proprietà antinfiammatorie e analgesiche può risultare molto
utile per ridurre la quantità di cortisonici normalmente
impiegati nel trattamento dei reumatismi.
L’utilizzo dell’Artiglio del diavolo è controindicato
in presenza di ulcere gastriche e duodenali e in
caso di gravidanza (perché potrebbe stimolare le
contrazioni uterine); inoltre le persone affette da
diabete o trattate con medicinali che interferiscono
con gli zuccheri nel sangue devono usare l’Artiglio
del diavolo sotto supervisione medica.
Usato anche per digerire
Le popolazioni africane ne conoscono gli effetti
e lo utilizzano da secoli, e gli attribuivano anche proprietà
digestive e terapeutiche per problemi gastrointestinali;
in Europa fu dapprima usato come amaro tonico
nei casi di indigestione e, solo successivamente,
vennero confermate le sue proprietà antinfiammatorie
e analgesiche. Da usare in tintura madre ed estratti secchi