Mia nipote chiama il Papa “la mia Mozzarella”...
Caro don Guido,
le scrivo perché mia nipote Alice di appena sei anni, con una
spiccata fantasia, ama chiamare papa Francesco “la mia Mozzarella”
per via del suo abito candido e della sua figura rotondeggiante. Mia
nipote usa questo appellativo in modo davvero aff ettuoso, tuttavia
a me pare un pochino irriverente chiamare il Pontefice in questo
modo. D’altra parte non me la sento di rimproverarla perché ho
paura di offenderla. Che ne pensa?
LUDOVICO, ASTI
Caro Ludovico, la sua lettera mi ha fatto provare grande
tenerezza soprattutto quando ho provato a immaginare
lo sguardo della sua nipotina quando chiama in questo modo
curioso il Papa: sarà senz’altro uno sguardo gioioso e sorridente
tipico di chi si sente “accolto” e voluto bene. In realtà è questo
che capita quando si incontra lo sguardo di papa Francesco e
tutti ne siamo testimoni. Credo quindi di poter dire che anche
il Papa proverebbe questa tenerezza sentendo Alice chiamarlo
in quel modo e certamente non la rimprovererebbe!
Come lei certamente sa, i bambini, specialmente nel loro
cammino di crescita, cominciano a esprimere le loro opinioni
sulle cose utilizzando, in primo luogo, quei concetti e quegli
elementi che costituiscono “il loro mondo”. Evidentemente
ad Alice piace la mozzarella e dunque, accogliendo come bella e
positiva la presenza del Papa nella sua vita, per manifestare
la sua contentezza e la piacevolezza della sensazione che questa
presenza le comunica, l’associa automaticamente a una cosa
tra quelle che le piacciono di più! Certamente, andando avanti
bisognerà farle capire, con gradualità e con gentilezza, che
questo paragone simpatico, diventando lei più grande, non potrà
più essere espresso così… ma non mancheranno tempi e modi
opportuni per farlo senza mortificarla con un rimprovero.
Quanto lei mi scrive però mi dà la possibilità di esprimere
un concetto che mi sta particolarmente a cuore proprio in
relazione alla “familiarità” della figura di papa Bergoglio e
che l’episodio della cara Alice in qualche modo richiama. Per
farlo rievoco volentieri un antico adagio consegnatomi dalla
saggezza della mia mamma: «Troppa confidenza finisce in
mala creanza». Ecco io non vorrei che questa grande affabilità
del Santo Padre finisse con l’autorizzare chicchessia (adesso
ovviamente stiamo parlando di persone adulte) a considerare
“troppo confidenzialmente” e dunque “banalmente” la figura
del Papa, dimenticando che, sebbene si mostri alle persone
“amichevolmente”, egli rimane una figura a cui rivolgersi
sempre con quel rispetto e quella deferenza che si devono al
Vicario di Cristo e successore dell’apostolo Pietro.