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mercoledì 11 settembre 2024
 

San Giustino a Chieti. Un fonte per chi ha sete di misericordia


Si dice che, se alzi lo sguardo verso il cielo, da tutte le vallate che si rincorrono tra i massicci della Maiella e del Gran Sasso puoi scorgere il campanile illuminato di San Giustino, che svetta a 65 metri di altezza, con la sua cuspide piramidale, sulla cima del colle su cui sorge Chieti.
È il punto più alto di questa antica città marrucina, fondata dal mitico eroe dell’Iliade Achille, da lui chiamata Teate, in onore della madre Teti. Con i suoi teatri, le sue porte e i suggestivi ipogei (grotte sotterranee scavate dagli antichi abitanti), la città testimonia un passato glorioso all’epoca dei Romani e ha dato i natali ad Asinio Pollione, mecenate al tempo dell’imperatore Augusto.

LA “CASA” DEL PATRONO

Sorta nel IV secolo sui resti di un probabile tempio pagano dedicato ad Ercole, poi divenuto chiesa paleocristiana, e forse intitolata alla Vergine Maria e a san Tommaso Apostolo, la primitiva cattedrale di Chieti fu distrutta nel settembre 801 da Pipino, figlio di Carlo Magno. Ricostruita già pochi decenni dopo, dal 1100 è intitolata al solo patrono, san Giustino vescovo (300-384). Si devono agli arcivescovi Francesco Brancia (1764-1770) e Luigi Ruffo-Scilla (1876-1886) i lavori di trasformazione della chiesa in stile tardo barocco; neppure un secolo dopo, tra il 1910 ed il 1936, la cattedrale fu però trasformata esternamente nell’attuale forma di stile romanico e medievale, con l’aggiunta di una scalinata d’accesso di 31 gradini e di un portale gotico che è l’ingresso scelto come Porta santa durante il Giubileo.
La chiesa, a tre navate e con una scalinata che porta al transetto e all’altare maggiore, custodisce – in una nicchia a fianco dell’altare maggiore – il nuovo busto d’argento del patrono che ha sostituito quello di Nicola Guardiagrele, rubato nel 1983.
Tante le opere di pregio conservate: tra queste, due tele del pittore settecentesco Saverio Persico, seguace della scuola di Francesco Solimena; la pala dell’Immacolata e la pala posta sopra l’altare maggiore intitolata Incredulità di san Tommaso, al quale era originariamente dedicata la cattedrale, dello stesso Persico; il paliotto dell’altare maggiore, opera del 1769 di Giuseppe Sammartino (Napoli 1720-1793), con rappresentato san Giustino eremita sulla Maiella. Sull’altare maggiore, per volere dell’attuale arcivescovo monsignor Bruno Forte, è stato posto il crocifisso di Niccolò Teutonico (1485), prima collocato nella cripta.

BISOGNO DI MISERICORDIA

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Il portone della cattedrale di San Giustino è Porta giubilare della misericordia. Al termine dell’Anno santo, l’arcivescovo Forte traccia un bilancio del Giubileo.
«Inizialmente», spiega, «l’annuncio del Giubileo aveva di fatto sorpreso sia me che i sacerdoti della comunità, perché era sembrato arrivare in maniera abbastanza improvvisa. Ma mano a mano, rendendoci docili all’invito di papa Francesco, ci siamo resi conto che è stata davvero una grazia straordinaria, alla quale la nostra gente ha risposto al di là di ogni più ottimistica attesa fin dal primo momento, da quando abbiamo iniziato con l’apertura delle Porte sante in diocesi, nel dicembre 2015. A Chieti ha partecipato una folla immensa, con i sacerdoti della diocesi e la rappresentanza di tutte le comunità parrocchiali. La cattedrale era stracolma, ma la gente era così tanta che molta è rimasta a riempire la piazza antistante della cattedrale, raggiungendo un numero di presenze davvero impressionante».
Eppure, nonostante il numero delle persone, quella celebrazione fu vissuta in profondo raccoglimento, segno questo che «la gente ha bisogno di misericordia e il Giubileo ha saputo cogliere questo desiderio del cuore di ognuno in maniera veramente singolare e precisa». La misericordia è veramente un’attesa: «E ciò si spiega», rimarca monsignor Forte, «con due ragioni: la prima è storica. Veniamo da un secolo, il Novecento, che è stato flagellato dalla violenza, dalle lacerazioni, da guerre e genocidi, e al centro del quale, come diceva san Giovanni Paolo II, non a caso ci sono state rivelazioni private come quella a santa Faustina Kowalska sulla Divina misericordia, quasi a dire che questo momento storico, lacerato dalla violenza, aveva più che mai bisogno e sete di misericordia, e questo lo abbiamo notato nel cuore del nostro popolo: c’è bisogno di perdono, da ricevere e da donare. Accanto a questa ragione, c’è poi la constatazione che la misericordia è il centro del Vangelo, perché è la buona notizia dell’amore di Dio, e che, proprio nella sua natura di creatura, la persona è fatta anche per il cuore di Dio, appunto il suo cuore misericordioso».

FESTA DI POPOLO

La diocesi di Chieti-Vasto ha vissuto varie tappe in questo anno, coinvolgendo le diverse componenti della realtà ecclesiale: famiglie, giovani, ammalati, mondo del lavoro e della scuola. «In questa scelta», specifica l’arcivescovo, «c’è stata una doppia attenzione: quella territoriale, con i pellegrinaggi alle chiese parrocchiali, e quella “settoriale”, rivolta alle categorie e componenti del popolo di Dio, da articolare per età (giovani, famiglie, anziani) e per condizioni di vita (lavoratori, scuola, coloro che vivono l’esperienza della sofferenza o della ricerca vocazionale)».
Insomma, un Anno santo che ha visto protagonista la gente, prima di tutto. Lo conferma il parroco della cattedrale, don Nerio Di Sipio, che rivela: «Ho incontrato in questi mesi moltissime persone, provenienti anche dai paesi vicini, che, oltre al desiderio di lucrare l’indulgenza e di confessarsi, volevano anche parlare con un sacerdote, capire che cosa fosse il Giubileo. E ho potuto constatare che, come dice il nostro arcivescovo, i fedeli hanno davvero sete di misericordia».

LA MADRE DI TUTTO IL POPOLO DI CHIETI

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Nella cappella a destra dell’altare maggiore è venerata una statua lignea rinascimentale di particolare pregio artistico: la Madonna con Bambino benedicente, entrambi incoronati, denominata Mater populi teatini (Madre del popolo di Chieti), realizzata nel 1695, di scuola napoletana. La “Mater” viene festeggiata l’11 ottobre. Nella parete del lato sinistro della cappella è sepolto il cardinale Vincenzo Fagiolo (1918-2000), arcivescovo di Chieti-Vasto dal 1971 al 1984, successore di Loris Francesco Capovilla (1915-2016).

IN PROCESSIONE IL VENERDÌ SANTO

Nel 1972, sotto l’episcopato di monsignor Francesco Loris Capovilla – che fu arcivescovo di Chieti dopo essere stato segretario di papa Giovanni XXIII – furono rimossi gli stucchi dorati di stile barocco dalla cripta, dove sono conservate, in un sarcofago d’epoca romana, le reliquie di san Giustino, e fu trasformata anch’essa in stile romanico-medievale, con la sola conservazione della cappella del Suffragio, sede dell’arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti, che mantiene la sua bellezza originale barocca. All’arciconfraternita spetta, tra l’altro, l’organizzazione della spettacolare e storica processione del Venerdì santo: nella sua cappella sono conservati i simboli principali della processione: il Cristo Morto e la Vergine Addolorata. Secondo molti storici, la processione del Venerdì santo di Chieti è la più antica d’Italia: risalirebbe, infatti, all’842, anno in cui fu conclusa la ricostruzione della cattedrale e nacque l’arciconfraternita. La processione si snoda per la città sulle note del Miserere composto verso il 1740 da Saverio Selecchy (1708-1788).

ORGANIZZARE LA VISITA

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La cattedrale di San Giustino si trova a Chieti nella centrale piazza Vittorio Emanuele. Possibilità di parcheggio sulla piazza. Tel. 0871/33.04.76.

ORARI E CELEBRAZIONI
La chiesa è aperta nei giorni feriali dalle 7.30 alle 12 e dalle 16 alle 19.
Nei festivi dalle 8 alle 13 e dalle 16 alle 19.
Le Messe festive si celebrano alle 9.30, 10.30, 12 e 18.
Le feriali alle 8.30, 9.30 e 18.

LE FESTE
San Giustino, primo vescovo e patrono di Chieti, si celebra l’11 maggio. Invece, la festa della dedicazione della cattedrale si celebra il 18 novembre. L’11 ottobre è la festa della Mater populi teatini.

LE ALTRE PORTE SANTE
Nella diocesi abruzzese di Chieti-Vasto, oltre a quella della cattedrale, le altre Porte sante si trovano nella concattedrale di Vasto, nella basilica Madonna dei miracoli di Casalbordino e nel santuario del Volto Santo di Manoppello.

Foto di Paolo Cardone

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