San Lorenzo fuori le mura. Passi di fede nella grande storia
«Cadevano le bombe come neve, il 19 luglio a san Lorenzo»: i versi di Francesco De Gregori e le immagini di papa Pacelli che benedice i morti sul piazzale del Verano e abbraccia i sopravvissuti, raccontano solo un frammento di storia di una delle basiliche più belle di Roma.
San Lorenzo al Verano fu bombardata dagli alleati il 19 luglio del 1943: le bombe sganciate sulla città provocarono circa 3.000 morti e 11 mila feriti, dei quali 1.500 morti e 4.000 feriti solo nel quartiere di San Lorenzo. Pio XII si recò immediatamente a visitare le zone colpite, «si mostrò pastore premuroso che sta in mezzo al proprio gregge, specialmente nell’ora della prova, pronto a condividere le sofferenze della sua gente», ha scritto nel 2013 papa Francesco nella lettera per i settant’anni dal «violento bombardamento, che inflisse danni gravissimi all’edificio sacro e a tutto il quartiere, come pure ad altre aree della città, seminando morte e distruzione».
MEMORIA DELLA GUERRA
Oggi un pezzo di ferro arrugginito, una delle 4 mila bombe cadute, è esposto nel chiostro della basilica, accanto a lastre di marmo, pietre sepolcrali, pezzi di sarcofagi rinvenuti nel 1800 in seguito agli scavi voluti da Pio IX. In sacrestia le foto dei restauri eseguiti sulla chiesa sventrata. E nel pronao splendidamente affrescato c’è la tomba di Alcide De Gasperi, scolpita dal Manzù: «Fu uno dei padri della Repubblica e dell’Europa», dice il parroco padre Armando Ambrosi, «quando si decise di seppellirlo nella capitale si scelse San Lorenzo perché il primo atto ufficiale del suo governo fu la decisione di restaurare il pronao di San Lorenzo che era stato distrutto dalle bombe».
SULLE TOMBE DEI MARTIRI
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La storia di ieri si intreccia con quella odierna, in questa basilica meta di pellegrinaggio sin dai primi secoli del cristianesimo. È qui che, infatti, sono sepolti due protomartiri, Lorenzo e Stefano. Il primo, vittima dell’imperatore Valeriano, apparteneva all’ordine dei diaconi e aveva il compito di occuparsi dei poveri di Roma.
Quando l’imperatore romano lo convocò perché consegnasse i beni della Chiesa, Lorenzo, intuendo il motivo della chiamata, li aveva precedentemente distribuiti ai poveri e portò davanti all’imperatore mendicanti e disagiati. «Sono loro il tesoro della Chiesa», disse, guadagnandosi la condanna a una morte atroce: fu arso vivo sulla graticola e il corpo, vuole la tradizione, fu deposto sul marmo bianco che oggi viene conservato nella cripta della basilica. «Davanti a questa reliquia Pio IX, papa dal 1846 al 1878, si inginocchiava e appoggiava la sua testa», racconta padre Armando, che guida la parrocchia affidata ai frati Cappuccini dal 1855.
La tomba del Pontefice si trova, così come aveva chiesto nel suo testamento, proprio di fronte a quella di Lorenzo, in una cappella ricchissima, interamente mosaicata, dove si notano stemmi di diocesi di tutto il mondo, di istituti religiosi e di famiglie nobili che hanno voluto concorrere alla costruzione della cappella votiva. Nella tomba di Lorenzo papa Pelagio II – che nel VI secolo sterrò una parte della collina del Pinceto per costruire la basilica sui resti di quella a tre navate voluta da Costantino nel 325 – volle che fossero collocate anche le reliquie di Stefano, martirizzato a Gerusalemme, traslato a Costantinopoli e poi condotto a Roma. Proprio la presenza dei due primi martiri cristiani, della Chiesa di Oriente e di Occidente, sin dai primi secoli ha attirato qui tanti pellegrini. «È interessante notare che spesso arrivano per pregare anche dei cristiani ortodossi», dice il parroco sottolineando il carattere ecumenico del luogo.
LA VIA DELLE SETTE CHIESE
La basilica in questo Anno giubilare non ha avuto una sua Porta santa, ma è stata meta di numerosi gruppi che da qui sono partiti per poi proseguire verso San Giovanni o Santa Maria maggiore. Un pellegrinaggio, quello che conduce a San Lorenzo, che va anche oltre questo Giubileo, perché si inserisce nell’antica pratica della visita alle Sette chiese: un percorso di preghiera, ideato da san Filippo Neri, che si snoda per quasi venti chilometri tra alcune delle principali chiese cittadine, e che ogni mese fa transitare diversi gruppi presso la parrocchia del Verano, tra i quali uno nato intorno a don Giacomo Tantardini, composto da oltre 500 persone di Comunione e liberazione, che ogni vigilia di festa si ritrova nella chiesa per la Messa vespertina.
La parrocchia si occupa prevalentemente di pastorale funeraria: il suo territorio, infatti, copre un’area – l’inizio della via Tiburtina – occupata prevalentemente dal cimitero del Verano. La popolazione, spiega padre Armando Ambrosi, è molto limitata: «Sul nostro territorio abbiamo i fiorai, i marmisti, il commissariato di zona e poi una serie di abitazioni che vengono affittate agli studenti che frequentano la Sapienza».
Zaino in spalla e libretto alla mano non mancano, però, le visite dei turisti: la chiesa, costruita per buona parte con materiali di risulta, è un tesoro di reperti archeologici, mosaici, sculture. Dal percorso catacombale alle pitture nel pronao, ai sarcofagi antichissimi, al pavimento riccamente lavorato, pellegrini e turisti vengono catapultati in un affascinante viaggio nella storia, nell’arte e nelle radici della propria fede.
IL MOSAICO DI CRISTO CIRCONDATO DAI TESTIMONI DELLA FEDE
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Una delle opere più pregevoli della basilica è l’arco trionfale, del VI secolo, maestoso, rivolto verso la basilica pelagiana, ricoperto da uno splendido mosaico che rappresenta il Cristo Pantocratore, seduto su un globo in segno di dominio, e in atto di benedire; alla sua destra san Paolo, santo Stefano e sant’Ippolito (santo romano al quale sono dedicate le altre catacombe della zona), alla sinistra i santi Pietro e Lorenzo e papa Pelagio II con in mano il modello della basilica, offerta al Redentore. Alle due estremità la città di Betlemme e quella di Gerusalemme. Nella parte inferiore, disegni a fiori e nastri, con l’iscrizione a lode del martirio del santo.
LORENZO MARTIRE DELLE STELLE
Lorenzo è uno dei nomi più diffusi a Roma. La venerazione per il santo ebbe inizio subito dopo la sua morte. La testimonianza del suo martirio colpì a tal punto i romani che in tanti chiesero di essere sepolti nelle catacombe sulla via Tiburtina nell’area che la famiglia Vari, proprietaria del terreno, aveva affidato alla matrona Ciriaca. In seguito alla sepoltura di Lorenzo, la fama del luogo crebbe enormemente. Ancora oggi la venerazione per il santo è molto sentita. «Molti romani aspettano il 10 agosto prima di partire per le vacanze», dice padre Armando, il parroco della basilica del Verano. Il giorno della festa la Messa viene celebrata dal vescovo, quindi una processione si snoda per le vie del quartiere e raggiunge la stele ai caduti per la guerra, mentre la banda suona l’inno di Mameli. «Diventa un momento di celebrazione collettiva molto sentita». Le classiche bancarelle accompagnano il percorso, alle 22.30 la serata prevede i fuochi artificiali. Infine, tutti con gli occhi all’insù a guardare le stelle cadenti, dette anche lacrime di san Lorenzo, proprio per ricordare i carboni ardenti su cui il santo fu martirizzato.
ORGANIZZARE LA VISITA
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La basilica di San Lorenzo fuori le Mura si trova nel piazzale del Verano, poco lontano dalla stazione Tiburtina. Per informazioni su linee e orari dei mezzi pubblici consultare il sito www.atac.roma.it
ORARI E CELEBRAZIONI
È aperta dalle 7 alle 12 e dalle 16 alle 19. Le Messe feriali sono alle ore 8 e 18.30.
Il sabato alle 18.30 e i festivi 9.30, 11 e 18.30.
È possibile chiedere una visita guidata telefonando allo 06/49.15.11 o scrivendo a basilica.sanlorenzo@libero.it
LE CATACOMBE
Le catacombe di San Lorenzo si sviluppano su cinque livelli, ma solo due sono visitabili. Al momento sono in corso dei restauri in seguito a dei crolli. La riapertura è prevista per il 2017. www.archeologiasacra.net.
LE SETTE CHIESE
Per ulteriori informazioni sulla tradizione del cammino delle Sette chiese, consultare il sito www.vallicella.org/giro-visita-sette-chiese.
Foto di Stefano Dal Pozzolo /Contrasto