Torta di grano saraceno con confettura
Proposta da: - Osteria Nerina, Malgolo di Romeno (Trento)
Ingredienti - 8 persone
2 etti di farina di grano saraceno, 6 uova, 2 etti e mezzo di zucchero semolato, un manciata
di zucchero a velo, una bustina di zucchero vanigliato, 2 etti e mezzo di mandorle, mezzo chilo
di confettura di mirtilli rossi, 2 etti e mezzo di burro, una presa di sale
Tempo di esecuzione:
un’ora e mezza
Grano Saraceno (Manfredo Pinzauti).
Ricetta:
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1: Dopo avere sciolto il burro (meglio se di malga), battetelo con metà dello zucchero semolato
fino a ottenere una crema. Incorporate uno alla volta i tuorli d’uovo, quindi aggiungete la farina,
una manciata di zucchero vanigliato e le mandorle tritate.
2: Montate a neve gli albumi, unite un po’ alla volta l’altra metà dello zucchero e amalgamateli
all’impasto.
3: Imburrate e infarinate una tortiera apribile e versatevi il composto. Cuocete in forno preriscaldato
a 180°C per 45 minuti. Quando si sarà raffreddata, tagliate la torta a metà e farcitela
con la confettura. Spolverate infine con lo zucchero a velo rimasto.
Curiosità:
Furmentùn, fraina e farina negra sono solo alcuni dei nomi con i quali si
definisce in regione il grano saraceno, uno degli alimenti fondamentali
nella dieta dei contadini della Valtellina e dell’intero arco alpino
fino all’inizio del secolo scorso. Rustico, resistente ai climi freddi e
difficilmente attaccabile da parassiti, era utile per sfruttare i terreni nei
mesi estivi, nel periodo di riposo dopo il raccolto invernale di segale,
patate e orzo. Il primo documento che cita il grano saraceno in Valtellina
è antecedente al Seicento e la sua coltivazione raggiunge la massima
espansione nella prima metà dell’Ottocento. Poi inizia la decadenza.
Il Presidio si propone la reintroduzione di grano saraceno locale e
biologico, tentando anche di recuperare i terrazzamenti in pietra della
valle per arrestare l’abbandono di queste terre. La coltivazione sui pendii
o sui terrazzamenti è faticosa, la raccolta troppo laboriosa e costosa, per
cui emergono colture più produttive: sono queste e molte altre le ragioni
per cui, nel primo decennio del Novecento, la produzione si è dimezzata.