I Mondiali di Calcio sono iniziati. Mascotte, slogan, canzoni e loghi sono pronti a diventare il tormentone del prossimo mese.
Ma per Robson, ragazzo di 17 anni di Manguinhos, favela alla periferia nord di Rio de Janeiro, la Coppa del Mondo rappresenta ben altro: “Il Mondiale è un evento per persone benestanti e il costo del biglietto di ingresso alle partite lo conferma. La realtà è che si sta facendo di tutto per nascondere le favelas e non mostrare questo volto del Paese agli stranieri”.
Il complesso di Manguinhos, costituito da 13 favelas, è una realtà in cui i ragazzi devono difendersi da droga, degrado, violenze, sparatorie e combattere anche contro acque inquinate, scarichi industriali e assenza di energia elettrica e reti fognarie.
La Casa del Sorriso del Cesvi rappresenta una vera oasi di serenità per i bambini e i ragazzi di strada, un luogo di aggregazione e un’alternativa concreta alla violenza e alla criminalità.
In questa struttura centinaia di giovani fra i 6 i 20 anni hanno la possibilità di partecipare a corsi di inglese, informatica, danza, pittura e musica e di ricevere supporto sociale ed educativo.
Solo nello scorso anno, 326 ragazzi hanno frequentato la Casa: di questi, 271 hanno imparato a suonare uno strumento musicale e 55 hanno seguito le lezioni di disegno e pittura.