«Il mio rapporto con la fede, diventa razionale da presto, da subito e quindi entro in una dimensione di poter sostenere con argomenti razionali, la sensatezza della fede». Lo afferma il filosofo Salvatore Natoli nella prima puntata del programma ‘Io credo’, in onda su Tv2000 (canale 28 e 157 Sky) lunedì 17 febbraio ore 21.05, condotto da don Marco Pozza e per la regia di Andrea Salvadore. Natoli un pensatore non credente dialoga sul Credo con don Marco. All’interno della puntata anche la storia di accoglienza verso i minori in difficoltà di don Beppe Gobbo nella Contrada-progetto famiglie della coop. Radica’ a Calvene (Vicenza).
«Io sono credente – spiega Natoli - nel senso che appartengo ad un mondo credente, al cosiddetto mondo cattolico, quindi un ‘credente d’ambiente’, come in genere la maggior parte dei credenti. La maggior parte dei credenti eredita una tradizione. E poi sceglie, questo avviene in un secondo momento, ma di base la credenza è un’appartenenza. Quindi nasco in questo contesto, con gli oratori, quello che fanno i giovani… E poi incontro un professore invece marxista, che io stimo. Una cosa al contrario. E allora mi domando: come è possibile che io creda, e lui non crede? Chi ha ragione dei due? E allora comincio a problematizzare la fede, sia per giustificare la mia credenza, sia per giustificarla dinnanzi agli altri».
Nella lunga intervista con don Marco Pozza tra i diversi temi il filosofo affronta anche il concetto di comunità e il cristianesimo comunitario: «Noi esistiamo perché apparteniamo ad una comunità, ma apparteniamo a noi stessi. Se vogliamo appartenere troppo a noi stessi, rompiamo il legame di comunità. Se la comunità ci riassorbe, ci tira dentro, ci uccide e si impoverisce. Quindi il gioco è tra appartenere e appartenersi e la storia della morale può essere scritta come gioco tra le libertà, tra l’appartenere e l’appartenersi».
Natoli parla infine della carità che unisce credenti e non credenti: «Si può usare il termine ‘cristiano’, ‘carità’, ma si può usare anche un termine molto più corrente, che è imparentato con la carità, che è la generosità. L’uomo generoso è colui che si mette a disposizione senza chiedere contropartite».