LA TRADUZIONE DELL'INTERVENTO DEL COACH
«So di essere probabilmente l'allenatore più agitato che si sia mai visto quando la mia squadra è in campo. Io quando guardo i miei ragazzi giocare non dico un "buu"- Non agito le braccia. Non provo a fare iol'allenatore dei miei figli. Con tutto il rispetto per i genitori là fuori, molto probabilmente di basket ne capisco più di loro. Ma me ne sto seduto sugli spalti senza dire una parola.
C'è questa situazione tipica con due tizi che arbitrano una partita di bambini delle elementari la domenica mattina. Cosa vuoi che tirino su? Venti testoni a partita? Io l'ho fatto, ci facevo su... 15, 18 dollari, per ragazzi delle superiori, ok... Così, è Domenica mattina, e invece di andare i chiesa questi tizi sono lì a cercare di tirar su qualche soldo, pagarsi le bollette, sfamare le proprie famiglie. Pensi davvero che gliene importi di quale tra due squadre di bambini vinca alla fine? Pensi davvero che se ne stiano seduti a casa a pensare 'Non vedo l'ora di arbitrare quella partita', 'Non vedo l'ora di prendere quel bimbo di 10 anni e umiliarlo davanti a tutti'... Pensi davvero che sia questo che facciano?'
Non cerco di fare l'allenatore dei miei figli.Non gli dico io come giocare, quando vengono da me io miei due ragazzi io gli dico, no no, vai dal tuo allenatore. Non so come ti alleni, vai dal tuo allenatore. Parla con lui. "Ma ma..." alt, non raccontarmi storie sul tuo allenatore, se lo fai, non stai giocando a basket, stai parlando. Non capisci perché non giochi meglio? Parlane con il tuo allenatore, io non sono il tuo allenatore, sono il tuo papà. Se qualcuno ti manca di rispetto, sono qui, se cadi, eccomi, fattene una ragiono, io sarò al mio posto per aiutarti a tornare in piedi, ma non venire a parlarmi di 'allenarti', lo faccio per lavoro, non criticherò una persona che sta cercando di aiutarti.
L'altro punto è che queste persone sono lì ad allenare i bambini, a sacrificare il proprio tempo libero la domenica, gratis, per i figli degli altri e devono sorbirsi adulti sugli spalti che li coprono di insulti, criticado i loro errori, strepitano con i bambini facendo loro i bambini. Caspita! Sono dei bambini di 10 anni, li trattate come se fossero LeBron James e Dwyane Wade alle finali dell'NBA, come se potessero gestire l'allenatore da una parte e i genitori urlanti dall'altra. E poi ci chiediamo perché i figli si ribellino e non ci diano ascolto, come puoi farcela con tutte queste voci in testa allo stesso tempo... Lo sai cosa ti insegna la vita? A staccare la spina ogni tanto.
E questa per me è la parte frustrante, se uno ha tanta voglia di agitarsi quando c'è una partita, allora vieni ad allenarla tu la squadra, gestisci l'allenamento, svegliati ogni giorno alle 6 del mattino e tieni un'ora e mezza di esercizio. Alloora puoi sederti alla panca e urlare, ma non mi importa di gente che si siede e urla contro i miei ragazzi... Se loro non sono dalla parte dei miei figli, i miei figli non giocheranno per la loro squadra. Non si comportano come si aspettano sul campo, non sono all'altezza delle loro aspettative, è un problema di quei genitori, non mio. Se lasciano che le cose stiano così, porto via mio figlio dalla squadra. A me piace che i miei figli sappiano affrontare le sfide, voglio che crescano, che capiscano come affrontare la vita, ma è questo che è triste, maledizione...»