«La notizia della tragedia avvenuta a Roma, nella quale una donna di 44 anni ha perso la vita e otto persone sono state ferite, travolte da un’auto che viaggiava a folle velocità, addolora e sconvolge», ma «la tragedia – un gravissimo fatto di cronaca trasformato in una campagna d’odio anti-rom – ha dato il “la” al leader della Lega Nord Matteo Salvini per avventarsi su quanto accaduto e reiterare, a pochi giorni dal voto regionale, la sua personale crociata a base di discorsi d’odio nei confronti dei rom e sinti in Italia».
È l’inizio del documento dell’Associazione 21 luglio (che opera per la tutela e l’integrazione di rom e sinti) che accompagna questo video. «Una campagna», prosegue l’associazione, «che ha come effetto quello di soffiare sul fuoco dell’ostilità e dell’intolleranza verso tali comunità».
Secondo l’associazione, i discorsi del leader leghista (di cui le immagini presentano alcuni estratti) costituiscono una vera campagna d’incitamento all’odio, che potrebbe sfociare in «una graduale sedimentazione ed escalation dell’antiziganismo, il sentimento d’odio verso rom e sinti».
La 21 luglio auspica «anzitutto un cambiamento culturale che coinvolga l’insieme della società: dai politici agli insegnanti, ai professionisti dell’informazione fino all’insieme dell’opinione pubblica» per contrastare il fenomeno dell’hate speech (i discorsi dell’odio), ma ‒ aggiunge ‒ «sono più che mai necessari strumenti dissuasivi efficaci per arginare tali derive del discorso politico, di cui tuttavia il nostro Paese non dispone in maniera sufficiente», «ritardando il momento in cui l’utilizzo della retorica dell’odio nelle sue diverse declinazioni smetterà di essere proficua e comporterà anzi un caro prezzo da pagare, ad esempio in termini di isolamento politico».
L’associazione si richiama anche alla “Raccomandazione Generale sui discorsi d’odio” diffusa a fine 2013 dal Comitato Onu per l’Eliminazione della discriminazione razziale (Cerd): “Gli Stati», recita la dichiarazione, «devono dedicare la dovuta attenzione a tutte le manifestazioni di discorsi d’odio di stampo razzista e adottare misure efficaci per combatterli”.
«Di fronte alla valanga di dichiarazioni rilasciate negli ultimi mesi, settimane e giorni dal leader leghista Matteo Salvini», scrive ancora l’associazione, «di fronte alla constatazione della scarsità di strumenti, in Italia, per mettere un argine ai discorsi d’odio, di fronte alle ricadute devastanti che tali discorsi hanno sulle vite di rom e sinti e sulla percezione pubblica nei loro confronti, il rischio, per chi vorrebbe un’Italia libera da discriminazioni e pregiudizi, è di lasciarsi travolgere dal senso di rassegnazione e dalla constatazione del vanificarsi dei propri sforzi. Si verrebbe così tentati dall’alzare bandiera bianca, non provare più a scardinare stereotipi e luoghi comuni, restare in silenzio. Eppure sappiamo bene che non possiamo, e mai potremo farlo, perché quella dei diritti umani è una sfida che si gioca e che si vince a poco a poco, un tassello dopo l’altro. Per questo la nostra Associazione – insieme, ne siamo certi, a tutti gli uomini e le donne in Italia che condividono le nostre preoccupazioni e la nostra sfida ‒ continuerà a denunciare e a raccontare fatti e storie nell’intento di decostruire gli stereotipi negativi e i pregiudizi diffusi nei confronti di rom e sinti. Quell’onda antizigana che Matteo Salvini ha cavalcato pur di guadagnarsi il consenso elettorale. Sulla pelle dei rom».
La 21 luglio sottolinea che «per i giudici, nella ricostruzione dei fatti e nella successiva auspicabile condanna, poco importa l’origine etnica della persona colpevole, o la sua cittadinanza o il colore della sua pelle. Alla guida di quella macchina c’era una persona che va perseguita».
«L’isteria mediatica», conclude, «declinata in una “etnicizzazione del reato” fa danni. Così come lo fa il razzismo. E razzismo è anche ricondurre il Dna di un popolo al crimine di un individuo».
Luciano Scalettari