Sta crescendo nel mondo la discussione attorno agli F-35 e anche al Pentagono. In tempi di crisi, ci si domanda se e come sia meglio proseguire nell’acquisto dei cacciabombardieri. A differenza di Paesi come il Canada che hanno abbandonato il progetto, l’Italia, nonostante la contrarietà dei suoi cittadini sia diffusa e maggioritaria, va avanti imperterrita nel confermare i nuovi velivoli.
Ad oggi, le stime della campagna “Taglia le ali alle armi” sono di oltre 3 miliardi e mezzo di euro già spesi, che saliranno a 14, più altri 52 per il mantenimento fino al 2050, se la cifra dei 90 velivoli sarà confermata.
Ovviamente, il dibattito è vivace anche sui media. La Lochkeed Martin, l’azienda produttrice dei caccia, ha recentemente diffuso alcuni video pubblicitari. In uno, linkato anche sui siti di alcuni grandi quotidiani italiani, scomoda Leonardo da Vinci con il suo sogno del volo e cita «innovazione, progresso, evoluzione e la visione di un futuro nuovo» che sarebbero garantiti dall’arrivo dei bombardieri in Italia.
Qualcuno forse ci crede: a ottobre, un altro spot della Lochkeed Martin accese la polemica perché, tra gli sponsor internazionali, compariva la foto del ministro Mario Mauro e la sua frase: «Per amare la pace devi armare la pace. L’F-35 lo fa». Non esattamente quello che dice l’articolo 11 della Costituzione.
Ma c’è un’altra pubblicità che dovrebbe far riflettere i sostenitori degli F-35, quella della Boeing, concorrente della Lockheed, e del suo F-18 Super Hornet. Due bambini si divertono con degli aeroplanini acquistati con la mancia di dieci dollari del nonno: il primo compra un F-35 ma alla fine non può giocarci perché si rompe subito, mentre l’altro, con la stessa cifra, acquista tre F-18 con tutta la manutenzione e corre a giocare…
In questa arena mediatica, arriva ora “Taglia le ali alle armi”, la campagna iniziata nel 2009 che promuove una serie di video per rendere visibile, con una dose di ironia, le contraddizioni e i problemi connessi alla scelta di investire miliardi di euro per l’acquisto dei caccia. Prima di tutto, si sottolinea che questi soldi pubblici potrebbero essere destinati ad altre priorità.
Così, in ciascun video, uno “stratagemma” comunicativo fa cogliere un utilizzo differente, ben più importante e ancora possibile. Il primo, girato da Giorgio Magarò, è ambientato in una stazione ferroviaria, una situazione che milioni di pendolari conoscono bene. E, guardandolo, viene da dire: «Non possiamo star fermi mentre il programma F-35 continua indisturbato».