Inconsapevolezza di essere sfruttati, paghe risibili e rischi per la salute sono elementi ricorrenti, come nel caso di chi lavora dalle 4 e mezzo di mattina alle 3 di pomeriggio con le mani nel ghiaccio per un pescivendolo, ricavandone a mala pena 60 euro a settimana. Questa è la realtà del lavoro minorile.
I ragazzi lavorano in orario scolastico o di notte, con il rischio reale di compromettere gli studi, non avendo neanche un piccolo spazio per il divertimento e mancando del riposo necessario.
Si inizia anche molto presto, prima degli 11 anni (0,3%) e nella fascia 11-13 (3%), ma il picco di quasi 2 ragazzi su 10 (18,4%) arriva tra i 14 e 15 anni: è l’età di passaggio dalla scuola media a quella superiore, nella quale si realizza in Italia uno dei tassi di abbandono scolastico più elevati d’Europa (18,2%, contro una media Ue del 15%).