IL TESTO DEL VIDEOMESSAGGIO
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Saluto cordialmente tutti voi che partecipate al terzo Simposio internazionale sull’Esortazione apostolica Amoris laetitia, convocato dall’Ufficio per la pastorale familiare della Conferenza Episcopale Italiana.
Il tema che vi siete proposti: “Il Vangelo dell’amore tra coscienza e norma”, è di grande rilievo e può illuminare il percorso che le Chiese in Italia stanno compiendo, anche per rispondere al desiderio di famiglia che emerge nell’animo delle giovani generazioni. L’amore fra uomo e donna è evidentemente tra le esperienze umane più generative, è fermento della cultura dell’incontro e porta al mondo attuale un’iniezione di socialità: davvero «il bene della famiglia è decisivo per il futuro del mondo e della Chiesa».
Proprio la famiglia nata dal matrimonio genera legami fecondi, che risultano l’antidoto più efficace all’individualismo dilagante; tuttavia, nel cammino dell’amore coniugale e della vita familiare ci sono situazioni che richiedono scelte ardue, da compiere con rettitudine. Nella realtà domestica a volte si presentano nodi concreti da affrontare con coscienza prudente da parte di ciascuno. E’ importante che gli sposi, i genitori non siano lasciati soli, ma accompagnati nell’impegno di applicare il Vangelo nella concretezza della vita. D’altra parte, sappiamo bene che «siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle».
Il mondo contemporaneo rischia di confondere il primato della coscienza, che è sempre da rispettare, con l’autonomia esclusiva dell’individuo rispetto alle relazioni che vive.
Come dicevo recentemente alla Pontificia Accademia per la Vita, «c’è chi parla persino di egolatria, ossia di un vero e proprio culto dell’io, sul cui altare si sacrifica ogni cosa, compresi gli affetti più cari. Questa prospettiva non è innocua: essa plasma un soggetto che si guarda continuamente allo specchio, sino a diventare incapace di rivolgere gli occhi verso gli altri e il mondo. La diffusione di questo atteggiamento ha conseguenze gravissime per tutti gli affetti e i legami della vita». È questo un “inquinamento” che corrode gli animi e confonde le menti e i cuori, producendo false illusioni.
Romano Guardini, in un suo testo sul tema della coscienza, indica la via per la ricerca del vero bene. Scrive: «Da questa prigionia in me stesso io mi libero soltanto se trovo un punto, che non sia il mio io; una altezza al di sopra di me. Un qualche cosa di solido e di operante che si affermi nel mio interno. Ed eccoci arrivati al nocciolo […] cioè alla realtà religiosa. Quel bene […] è qualche cosa di vivo. […] E’ la pienezza di valore dello stesso Dio vivente».
Nell’intimo di ciascuno vi è un luogo dove il Mistero si rivela e illumina la persona rendendola protagonista della sua storia. La coscienza – ricorda il Concilio Vaticano II, è questo «nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità». Al cristiano spetta vigilare affinché in questa sorta di tabernacolo non manchi la grazia divina, che illumina e fortifica l’amore coniugale e la missione genitoriale. La grazia riempie le “anfore” dei cuori umani di una straordinaria capacità di dono, rinnovando per le famiglie di oggi il miracolo delle nozze di Cana.
Commentando quell’episodio evangelico, ho avuto modo di dire che «trasformando in vino l’acqua delle anfore utilizzate “per la purificazione rituale dei Giudei” (v. 6), Gesù compie un segno eloquente: trasforma la Legge di Mosè in Vangelo, portatore di gioia». Gesù indica in particolare la medicina della misericordia, che guarisce la durezza del cuore, risanando i rapporti tra marito e moglie e tra genitori e figli.
Cari fratelli e sorelle, auguro ogni bene per il vostro lavoro in questo Simposio. Possa aiutare la Chiesa in Italia ad assimilare e sviluppare i contenuti e lo stile di Amoris laetitia; possa contribuire alla formazione degli animatori dei gruppi familiari nelle parrocchie, nelle associazioni, nei movimenti; possa sostenere il cammino di tante famiglie, aiutandole a vivere la gioia del Vangelo e ad essere cellule attive nella comunità. Vi benedico di cuore, e vi chiedo per favore di pregare per me.