Don Alberto Frigerio.
Palazzo Pirelli, a Milano, ha ospitato il convegno "Il fine vita e il fine della vita", organizzato dal gruppo consiliare Noi Moderati, un'iniziativa che ha voluto affrontare una delle questioni più controverse e complesse della società moderna. La sala gremita ha visto la partecipazione di esperti di etica, medicina, diritto, oltre a rappresentanti politici, con l’obiettivo di aprire un dibattito multidisciplinare sulla proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione del suicidio medicalmente assistito, promossa dall'Associazione Coscioni e dal Comitato Liberi Subito.
Un tema che interroga la libertà
A dare il via ai lavori sono stati il Sottosegretario alle Relazioni Internazionali ed Europee di Regione Lombardia, Raffaele Cattaneo, e Nicolas Gallizzi, Capogruppo di Noi Moderati. Durante il suo intervento, Cattaneo ha sottolineato l'importanza di affrontare il tema con rigore e responsabilità, soffermandosi in particolare sul concetto di libertà: "Il fine vita è una questione che oggi richiede un’attenzione profonda. Troppo spesso, anche all'interno del centrodestra, ci si rifugia dietro la libertà di coscienza, ma è necessario ricordare che la libertà implica responsabilità e deve tener conto della realtà. La libertà non può essere senza limiti". Una riflessione che ha aperto il campo a un dibattito acceso ma necessario, su come bilanciare il diritto alla libertà individuale con le esigenze della collettività e il rispetto della vita.
La proposta di legge e gli aspetti giuridici
L'incontro, che ha posto al centro la proposta di legge dell’Associazione Coscioni, ha visto la partecipazione del dott. Mario Riccio, medico tra i primi firmatari del testo. La proposta mira a regolamentare il suicidio medicalmente assistito, inquadrandolo giuridicamente per garantire che chi sceglie questa strada lo faccia nel rispetto di normative precise e rigorose. Riccio ha portato la sua testimonianza, in qualità di professionista che ha vissuto in prima persona casi difficili, ribadendo la necessità di un quadro legislativo chiaro.
Tre prospettive, un unico dibattito
Il convegno si è sviluppato su tre principali filoni: giuridico, etico e comunitario. Sul piano giuridico, la discussione si è concentrata su chi, dal punto di vista costituzionale, abbia la potestà legislativa per decidere su una materia tanto delicata. È emersa l'importanza di una normativa chiara che stabilisca i confini tra diritto individuale e responsabilità dello Stato. Sul fronte etico, la professoressa Benedetta Vimercati, docente di diritto costituzionale all'Università degli Studi di Milano, ha analizzato la questione della dignità della vita e del suo valore intrinseco, anche di fronte alla malattia e alla sofferenza. Infine, sul piano sociale, si è discusso del tipo di comunità che si vuole costruire: una società che tutela la libertà di scelta individuale o una comunità che preserva la vita come valore assoluto?
Testimonianze e approfondimenti
Numerosi esperti hanno contribuito alla riflessione: Don Alberto Frigerio, professore di etica della vita presso l’ISSR di Milano, ha portato la prospettiva della Chiesa, mettendo in evidenza come la cura palliativa e l'accompagnamento fino alla morte siano parte integrante della missione umana e cristiana. "Non bisogna confondere curare con guarire", ha ricordato Cattaneo, ribadendo l'importanza della cura, anche quando la guarigione non è possibile.
Giovanna Filazzola, coordinatrice dei Servizi Sanitari della Fondazione Molinas, ha evidenziato l'importanza di un approccio umanitario alla cura, mentre Mario Melazzini, Direttore Sanitario dell’Ospedale Niguarda, ha affrontato il tema delle cure palliative come risposta alla paura della sofferenza, che spesso spinge le persone a considerare soluzioni estreme.
Una conclusione politica e un futuro incerto
Il convegno si è chiuso con un confronto politico tra i consiglieri dei principali gruppi consiliari, che hanno dibattuto in vista della prossima votazione in Consiglio Regionale sul Pdl 56, riguardante proprio il fine vita. Si è trattato di un momento di sintesi, in cui sono emerse le diverse sensibilità politiche e culturali che animano il dibattito pubblico su questo tema, ma anche la necessità di trovare un punto di incontro.
L'iniziativa del gruppo Noi Moderati ha segnato un passo importante nel percorso di riflessione collettiva sulla questione del suicidio assistito, dimostrando l'importanza di un dialogo aperto e inclusivo, capace di accogliere le differenti visioni e di promuovere un confronto rispettoso. Una riflessione che non potrà esaurirsi qui, ma che richiede un impegno continuo, in grado di conciliare le esigenze della libertà personale con i valori condivisi della società.