Un centro di trattenimento con annessa una prigione in Albania per trasferire i migranti in cerca di salvezza a Lampedusa o in qualche luogo imprecisato nel Mediterraneo Centrale. Dopo aver assistito alle innumerevoli prove di forza dei recenti governi di centro destra nei confronti dei migranti, puntualmente stroncate dalla magistratura e dal diritto europeo, dal carico residuale alle selezioni forzate si è già passati ai centri di Schengiim e Gjader ai confini del mondo.
Dopo la fresca inaugurazione del sito, un’ex area dell’aeronautica militare albanese, la nave Libra della Marina Militare è già in viaggio per portare i primi migranti in Albania con le dovute operazioni di selezione a bordo. Valutando cioè la provenienza delle persone soccorse da quelli che l’Italia considererebbe Paesi sicuri, maschi e soggetti non vulnerabili. Nonostante la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea stabilisce che un paese sicuro può dirsi sicuro solo se lo è per intero. Le strutture prevedono un centro di richiedenti asilo (880 posti), un Cpr (144 posti) e un penitenziario destinato secondo quanto riferisce il Ministero dell’interno a coloro che verranno sorpresi a commettere reati. Il centro in base all’accordo tra i due premier Giorgia Meloni ed Edi Rama è quindi già operativo e la nave Libra che avevamo visto soccorrere e trasferire in Italia migranti durante l’operazione Mare Nostrum si prepara oggi ad essere il primo mezzo navale a trasferire i migranti soccorsi e selezionati in Albania.
«Ci sono delle ragioni che molto probabilmente porteranno il Tribunale di Roma a non convalidare i trattenimenti che verranno predisposti. Proprio poche settimane fa la Corte di giustizia Ue ha ridefinito il concetto di paese sicuro e questo significa che l’elenco dei paesi sicuri stabiliti dall’Italia potrebbe non corrispondere. Il diritto dell’Unione europea prevede inoltre che la detenzione amministrativa dei migranti sia da considerarsi una estrema ratio e viene a mancare il rispetto del diritto di difesa. Come queste persone avranno un contatto diretto con l’avvocato? Abbiamo visto che questo diritto vacilla nei Cpr, figuriamoci come andrà adesso», spiega Luca Masera, professore di Diritto Penale all’Università di Brescia e socio dell’Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione). «Credo che tutte queste ragioni siano molto chiare al Governo, ma credo che per il Governo non rappresentano un grosso problema. È un modo per dire: noi le soluzioni le abbiamo ma i magistrati che fanno politica ci impediscono di realizzarle. E questo è un meccanismo pericolosissimo in uno stato di diritto», aggiunge Masera.
Per Monisgnor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, e Presidente Cemi e Fondazione Migrantes della CEI, il luogo scelto dall’Italia per «accogliere» i migranti rimanda «ai luoghi dove viene meno la tutela della dignità della persona. Noi sappiamo che sui Cpr ci sono già state condanne dal 2001» dice Perego che ricorda la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue. A vacillare è anche il diritto d’asilo: «Sappiamo che in Italia si aspetta fino a due anni per veder esaminata la richiesta. Come potrà avvenire questo in Albania in 4 settimane?», e sulla prigione annessa aggiunge: «il timore che lì potrebbe andarci anche solo chi è autore di una semplice manifestazione non violenta». Tra i rischi quelli di veder divisi anche nuclei familiari: «Chi terrà conto della tutela al diritto di famiglia di queste persone, minori, donne o persone con disabilità?», conclude Monsignor Perego. Così l’esternalizzazione diventa prigione.