Parla di aborto, di abusi, della guerra in Libano e di quella a Gaza, delle donne e dei migranti morti in mare, alle Canarie, proprio nella giornata che la Chiesa dedicata i rifugiati. Papa Francesco, sul volo di ritorno dal viaggio in Lussemburgo e Belgio risponde alle domande dei giornalisti e, sulle polemiche seguite al suo incontro in università attacca: «Contro di me un documento già scritto prima che io parlassi, questo non è morale».
Parte dai giornalisti dei Paesi visitati, come è consuetudine, e, sul suo caffè al bar di cui parla la stampa lussemburghese dice che «quello del bar è una ragazzata. La prossima sarà la pizzeria». Il luogo, però, lo ha impressionato «come una società ben equilibrata, con le leggi ben soppesate, anche un’altra cultura. Questo mi ha impressionato tanto, perché non lo conoscevo Il Belgio, invece», aggiunge, «lo conoscevo perché sono venuto parecchie volte. Ma il Lussemburgo è stata una sorpresa: per l’equilibro, l’accoglienza, è una cosa mi ha sorpreso» e spera che proprio questo equilibrio possa essere «il messaggio che il Lussemburgo può dare all’Europa».
Non si sottrae al confronto neppure quando la giornalista belga gli chiede se il suo parlare apertamente contro l’aborto non sia stata «una ingerenza politica nella vita democratica del Belgio» e come si può fare per conciliare il diritto alla vita, la difesa della vita, e anche il diritto delle donne ad avere una vita senza sofferenze». Francesco ribadisce, mentre ricorda che re Baldovino, di cui ha auspicato il processo di beatificazione, ha avuto coraggio, «un politico “con i pantaloni”», nel dimettersi per non firmare questa «legge di morte» che «le donne hanno diritto alla vita: alla vita sua, alla vita dei figli». Ma «non dimentichiamo di dire questo: un aborto è un omicidio. La scienza ti dice che al mese del concepimento ci sono tutti gli organi già… Si uccide un essere umano. E i medici che si prestano a questo sono - permettimi la parola - sicari. Sono dei sicari. E su questo non si può discutere: si uccide una vita umana. E le donne hanno il diritto di proteggere la vita». Fa una distinzione, ma non ne parla, con «i metodi anticoncettivi, questo è un’altra cosa. Non confondere. Io parlo adesso soltanto sull’aborto. E su questo non si può discutere. Scusami, ma è la verità».
Riprende il tema degli abusi del clero sui minori per sottolineare che la Commissione creata dal cardinale O’Malley «funziona». E racconta di come anche lui in Vaticano incontra le vittime e cerca di incoraggiarle. «Ho ascoltato gli abusati. Credo è un dovere. Alcuni dicono: le statistiche dicono che il 40-42-46% degli abusati sono in famiglia e nel quartiere, soltanto il 3% nella Chiesa. Non mi importa quello. Io prendo quelli della Chiesa! Abbiamo la responsabilità di aiutare gli abusati e prenderci cura di loro. Alcuni hanno bisogno di un trattamento psicologico, bisogna aiutarli a questo. Anche si parla di una indennizzazione perché nel diritto civile c’è. Nel diritto civile credo che sono 50 mila euro in Belgio, è troppo basso. Non è una cosa che serve. La cifra credo che è quella ma non ne sono sicuro. Ma dobbiamo prenderci cura delle persone abusate e punire gli abusatori, perché l’abuso non è un peccato di oggi che domani forse non c’è… È una tendenza, è una malattia psichiatrica e per questo dobbiamo metterli in trattamento e controllarli così. Non si può lasciare un abusatore libero nella vita normale, con responsabilità nelle parrocchie e nelle scuole. Alcuni vescovi ai preti che hanno fatto questo, dopo il processo e la condanna, gli hanno dato lavoro per esempio nella biblioteca, ma senza contatto con bambini nelle scuole, nelle parrocchie. Ma dobbiamo andare avanti con questo. Io ho detto ai vescovi belgi di non avere paura e di andare avanti, avanti. La vergogna è coprire, questa sì è la vergogna».
Rimanendo nei temi affrontati in Belgio, papa Francesco alle accuse ricevute dall’università di Lovanio che «ha deplorato le posizioni conservatrici di Papa Francesco sul ruolo della donna nella società». «Questo comunicato, dice chiaramente, «è stato pre-fatto e questo non è morale. Sulla donna io parlo sempre della dignità della donna e ho detto una cosa che non posso dire degli uomini: “la Chiesa è donna, è la sposa di Gesù”. Maschilizzare la Chiesa, maschilizzare le donne non è umano, non è cristiano. Il femminile ha la propria forza. Anzi, la donna – lo dico sempre - è più importante degli uomini, perché la Chiesa è donna, la Chiesa è sposa di Gesù. Se questo a quelle signore sembra conservativo, io sono Carlo Gardell (un noto cantante di tango degli anni Cinquanta, n.d.r.). Non si capisce… Io vedo che c’è una mente ottusa che non vuol sentire parlare di questo».
Il Papa spiega che «la donna è uguale all’uomo, anzi, nella vita della Chiesa la donna è superiore, perché la Chiesa è donna. Sul ministero è più grande la misticità della donna che il ministero. C’è un grande teologo che ha fatto studi su questo: chi è più grande, il ministero petrino o il ministero mariano? È più grande il ministero mariano perché è un ministero di unità che coinvolge, l’altro è ministero di conduzione. La maternalità della Chiesa è una maternalità di donna. Il ministero è un ministero molto minore, dato per accompagnare i fedeli, sempre dentro la maternalità. Vari teologi hanno studiato questo e dire questo è una cosa reale, non dico moderna, ma reale. Non è antiquato. Un femminismo esagerato che vuol dire che la donna sia maschilista non funziona. Una cosa è il maschilismo che non va, una cosa è il femminismo che non va. Quello che va è la Chiesa donna che più grande del ministero sacerdotale. E questo non si pensa alle volte».
Non tralascia poi la politica internazionale e sull’omicidio mirato di assassinio mirato di Nasrallah, sui più di mille sfollati, sulle centinaia di morti ricorda che «la difesa sempre deve essere proporzionata all’attacco. Quando c’è qualcosa sproporzionato si fa vedere una tendenza dominatrice che va oltre la moralità. Un Paese che con le forze fa queste cose – parlo di qualsiasi Paese - che fa queste cose in un modo così “superlativo”, sono azioni immorali. Anche nella guerra c’è una moralità da custodire. La guerra è immorale, ma le regole di guerra implicano qualche moralità. Ma quando questo non si fa, si vede - noi diciamo in Argentina - il “cattivo sangue”».
Dalle guerre scappano anche tanti migranti. Il Papa conclude la conferenza stampa con il dolore per «quelle persone disperse sulle Canarie. Oggi tanti, tanti migranti che cercano libertà, si perdono sul mare o vicino al mare. Pensiamo a Crotone no? A 100 metri… Pensiamo a lì. È da piangere questo, è da piangere.