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Home page>Foto e video>Foto>Srebrenica, il genocidio...

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Nella guerra in Bosnia, l’11 luglio 1995 furono massacrate più di 8.000 persone musulmane nella città di Srebrenica. Una Mostra fotografica di Luca Valsecchi ne ricompone la memoria.
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Nella guerra in Bosnia, l’11 luglio 1995 furono massacrate più di 8.000 persone musulmane nella città di Srebrenica. Una Mostra fotografica di Luca Valsecchi ne ricompone la memoria.
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Nella guerra in Bosnia, l’11 luglio 1995 furono massacrate più di 8.000 persone musulmane nella città di Srebrenica. Una Mostra fotografica di Luca Valsecchi ne ricompone la memoria.
Srebrenica, il genocidio da non dimenticare
Per il ventennale del genocidio consumato a Srebrenica, nell’estate del 2015 Luca Valsecchi, con la moglie Lucia, insegnante nella Scuola Secondaria Roberto Franceschi di Milano, si sono recati a Sarajevo. «Sono tre giorni intensi di celebrazioni», dice Luca Valsecchi. «Da Sarajevo partono dei camion con delle bare con i corpi riesumati dalle fosse comuni e ricomposti durante l’anno da un’équipe di medici della Commissione Internazionale delle Persone Scomparse. A volte si tratta di semplici oggetti personali».

Il corteo di camion attraversa la città omaggiato dai cittadini per proseguire sino a Srebrenica. In prossimità della città c’è il memoriale di Potocari, si tratta del cimitero musulmano dove sono sepolte le vittime del massacro. Le bare vengono deposte all’interno di un immenso capannone costruito nel perimetro dove erano asserragliate le forze di pace dell’Onu. Il giorno successivo arrivano le famiglie per la veglia. Il terzo giorno le bare vengono portate al cimitero per la sepoltura.

Il viaggio nella memoria

La cerimonia è iniziata nel 2001 e si ripete ogni anno con molta partecipazione popolare, istituzionale e internazionale. Significativa la presenza, la scorsa estate, di Bill Clinton. Nei tre giorni di commemorazione Luca Valsecchi ha scattato moltissime fotografie. «L’intento iniziale», continua Valsecchi, «era quello di documentare, ma quando sei sul posto vieni coinvolto emotivamente e la documentazione si è trasformata in testimonianza».

«La nostra generazione», dice un’insegnante della scuola Roberto Franceschi, «non ha conosciuto la guerra in prima persona, ma abbiamo avuto dei nonni, dei genitori che ce l’hanno raccontata testimoniando la paura, l’angoscia, le privazioni. I nostri figli, per fortuna, sono lontani da quei ricordi e la guerra la studiano sui libri. Per questo abbiamo pensato che la testimonianza diretta di una nostra collega che è andata nella vicina Bosnia, potesse essere un racconto più efficace, per far comprendere il perché si decida di fuggire dalla propria Patria, e perché neppure più i frutti di bosco possono essere raccolti in quel Paese dove i boschi sono ancora pieni di mine pronte ad esplodere»   

Una mostra per ricordare e riflettere

La Mostra nasce da una concomitanza di fattori, soprattutto dalla voglia di Luca e Lucia di raccontare la loro esperienza che si unisce al progetto educativo “Senza Sponda” di alcune classi a tempo prolungato della scuola in collaborazione con il Coe (Centro orientamento educativo) sull’emigrazione dei popoli e dove si focalizza che la guerra ne è una delle cause.

«A noi studenti», dice Giulia, «sembra distante la strage di Srebrenica, così lontana nel tempo, ma aprire gli occhi e realizzare che è accaduto solo una ventina di anni fa mi ha fatto riflettere».

Lo scorso gennaio nella scuola Roberto Franceschi si è tenuta una lezione dove Luca e Lucia hanno raccontato, illustrato, il loro viaggio e la storia della ex Juogoslavia. «È stata un’esperienza toccante, i ragazzi sono rimasti molto coinvolti e hanno collaborato con mille domande e ringraziamenti».

La Mostra Srebrenica 1995-2015 - Ricomposta memoria, curata da Ico Gasparri, inaugurata presso la Scuola Secondaria Roberto Franceschi di Milano (Via Cagliero 20) il 25 febbraio, rimarrà aperta sino al 23 marzo 2016. (Per informazioni: il telefono della scuola: 02.88448706; la mail: miic8dv001@istruzione.it)

Saranno esposte 30 fotografie insieme ad altre 10 gigantografie rielaborate dagli studenti che hanno evidenziato, attraverso il colore o una didascalia, un volto, un gesto, un’espressione che li ha colpiti particolarmente o per cogliere un seme di speranza.

Il coinvolgimento degli studenti è stato motivo di riflessione dalla quale è nato un testo scritto e letto dai ragazzi che è stato presentato all’inaugurazione della Mostra. «Hanno costruito una barca», dice Lucia, «con dimensioni reali, e hanno provato a sperimentare, anche se in minima parte, cosa significhi mettersi in viaggio senza la certezza di arrivare alla meta. Il rischio era quello di vivere questa esperienza come una realtà virtuale, come l’ennesima scena vista al telegiornale o al cinema, per questo abbiamo terminato il lavoro con una canzone che ripete ossessivamente “non è un film” e che incita tutti a scegliere da che parte stare, dalla “parte del mare”».

La fotografia manifesto della Mostra è quella riprodotta nella locandina. «È stata una delle ultime immagini che ho scattato dopo la sepoltura», conclude Luca. «Passando davanti al memoriale di Potocari vedo una famiglia, padre, madre e una bambina davanti al memoriale dove sono scritti i nomi delle 8.372 vittime accertate. La bambina tiene per mano suo padre, mentre la mamma indica i nomi. L’immagine racconta tutto: il massacro e la memoria anche per i figli».

Silvio Mengotto

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