Le donne che lavoravano in banca, denominate anche nei documenti ufficiali “le signorine”, compaiono nei primi decenni del Novecento e aumentano considerevolmente durante le due guerre mondiali in sostituzione provvisoria del personale maschile richiamato alle armi. Si trattava di impieghi fuori ruolo, quindi precari per definizione: non erano maturi i tempi per accettare che una donna entrasse in pianta stabile al posto di un uomo. Terminata la guerra, le donne rimaste in banca furono confinate a ruoli marginali o meramente esecutivi. In concomitanza con l’introduzione di nuove tecnologie (la macchina da scrivere, le macchine contabili e poi elettroniche) e di una accentuata specializzazione del lavoro d’ufficio, vennero assunte essenzialmente come centraliniste, dattilografe e segretarie e addette ai terminali dei Centri elettronici. Nelle foto e nei documenti dell’Archivio, emergono storie di donne che attraverso le loro piccole o grandi conquiste quotidiane, hanno contribuito a un cambiamento culturale ancora in corso sulla strada della parità di genere anche negli ambienti lavorativi, come dimostra Intesa Sanpaolo che oggi ha inserito il tema dell’inclusione e della valorizzazione dei migliori talenti, incluso quello femminile, fra gli obiettivi strategici aziendali e ha creato la struttura organizzativa “Diversity & Inclusion”.