È uno dei tanti (decine di migliaia, come si non si vedeva da tempo) che affollano Piazza San Pietro. Franco Chiarella è un cardiologo. Di Genova. Come per gli altri presenti, Comunione e liberazione è il movimento che l'ha aiutato a coniugare Vangelo e vita quotidiana; Parola di Dio, professione, impegno sociale. «Giussani mi ha fatto percepire come nessuno mai la grandezza e il fascino di quanto per tradizione familiare cristiana già conoscevo come abitudine o come regola morale», spiega. «Ero ad un punto difficile della mia vita: quella forma di cristianesimo non teneva più. Ascoltare Giussani ha spostato il piano di come percepire me ed il mio destino, ha spalancato alla mia giovinezza la incommensurabile grandezza di Dio. Finalmente fuori dalla riduzione del già conosciuto. Finalmente una grandezza adeguata al desiderio di qualcosa di più grande di noi».
«Giussani mi ha parlato di Gesù con una capacità evocativa e con tale attualità da coinvolgere ogni fibra del mio essere», prosegue Chiarella. «Lo ho più volte ascoltato come fossi da solo, anche se in quei saloni c’erano migliaia di persone, che in silenzio percepivano vivevano l’incontro con Gesù, e si sentivano chiamati come Zaccheo, Matteo o ipescatori di Cafarnao. Mi ha fatto percepire la grandezza del destino per cui sono venuto alla vita. Non in termini intimistici, ma di pregnante attualità fuori da ogni schema: quindi a casa come al liceo, nello studio e all’università. Che entusiasmo di apprendere! Che entusiasmo per ogni forma di cultura! Che gioia e che affetto per gli altri! Il suo richiamo non era alla suggestione, ma alla ragione, alla ragionevolezza della fede, insisteva che nulla di chi incontra Cristo viene perduto o mortificato, tutta l’umanità del nostro essere viene abbracciata ed esaltata. Ascoltare Giussani generava nell’animo una forza straordinaria, liberava tutta l’energia della nostra giovinezza, rimandandola non a se’, non all’intimismo, non a precetti morali, propri del clericalismo di allora, ma rimandandola alla comunità fatta dalle persone con cui si era percepita la grandezza dell’incontro con Cristo».
«Così l’esperienza di una grande libertà (liberazione) e di un rapporto amicale quotidiano e onnicomprensivo (comunione), hanno plasmato la mia vita», sottolinea ancora Chiarella. «Avevo vent’anni, ora sono cinquanta di più, su questa piazza ci sono mia moglie, figli e nipotini di pochi anni, gli stessi amici di allora. La nostra fraternità è stata il legame costitutivo delle nostre vite, che sono molto normali e comuni, ma parimenti molto particolari: per alcuni la accoglienza di persone nel disagio ha preso forma abitativa comunitaria e bimbi e mamme dei posti più lontani ed improbabili, di lontane etnie o degli ambienti della tossicodipendenza della nostra città, sono stati accolti come figli. Con altri che visitano i carcerati condividiamo il dramma della vita in detenzione e la scoperta di Cristo tra i reclusi. Dirlo così non rende lo spessore della sofferenza e della generosità di chi se ne fa carico non si rendono a parole. C’è chi da’ il suo tempo al Banco Alimentare, e si sobbarca lietamente il poco gratificante lavoro di ritiro, inventario e distribuzione di alimenti, che diventano pacchi da consegnare a chi li aspetta con ansia e fame, e lo fa con sistema, tutte le settimane. C’è chi fa doposcuola a ragazzi che hanno bisogno di essere seguiti. Condividiamo le esperienze del normale lavoro, condividiamo le sorti della salute o le ferite che ogni famiglia conosce. Siamo una dozzina, è questa la nostra fraternità di Comunione e Liberazione. Ci vediamo quasi tutte le settimane. Da trentacinque anni. Oggi, malgrado il rimbombo degli altoparlanti, risentiamo in San Pietro la voce registrata di Giussani: la voce che ha suscitato il meglio di noi, e che malgrado tutte le nostre opacità continuiamo a scoprire vera nel profondo di noi. Per grazia di Dio, Giussani ci ha indicato una forma per vivere l’incontro con Cristo in questo momento storico, nei primi decenni degli anni 2000, e papa Francesco oggi ci incoraggia a continuare. Sappiamo bene che vivere Cristo o è una esperienza viva o una obsoleta pagina del passato. Oggi in piazza a San Pietro, uniti al Papa, è proprio una esperienza viva».
“L’udienza di oggi con Papa Francesco per il centenario di don Giussani è stata per il movimento di Cl un grande dono e una grande festa. Siamo davvero grati al Santo Padre per le sue parole di enorme affetto e di sentito riconoscimento verso il bene che don Giussani ha fatto per il Papa stesso, per la Chiesa e per il mondo». Così Davide Prosperi, presidente della Fraternità di Comunione e liberazione, ha commentato dal canto suo l’udienza di sabato 15 ottobre. «Il suo paterno richiamo all’unità della nostra compagnia e a contribuire ancora di più a mostrare ‘il carattere attraente e di novità del cristianesimo’ sono per noi un nuovo punto di partenza», ha proseguito Prosperi. «Sentiamo davvero decisivo il suo invito ad avere’a cuore il dono prezioso del (…) carisma e la Fraternità che lo custodisce, perché esso può far ‘fiorire’ ancora molte vite”. E soprattutto ad aiutarlo nel suo impegno per la pace. Il Santo Padre ci ha reso oggi ancora più consapevoli di essere accompagnati dall’abbraccio materno e amoroso della Chiesa e ci ha ridestato con forza il desiderio di vivere questo momento della nostra storia come l’occasione per ognuno di noi di crescere e affinché ‘il carisma che don Giussani vi ha consegnato raggiunga nuove persone e nuovi ambienti’».
In Piazza San Pietro sono intervenute, raccontando la loro testimonianza, Rose Busingye (fondatrice e guida dell’opera di carità Meeting Point International di Kampala, Uganda) e Hassina Houari (ex studentessa del centro di aiuto allo studio Portofranco, Milano).
Il Papa ha incoraggiato, "leggendo" alla luce della fede e del Vangelo la vita di Comunione e liberazione. Difficoltà e crisi incluse. «La crisi fa crescere», ha detto tra l'altro Jorge Mario Bergoglio. «Non va ridotta al conflitto, che annulla. La crisi fa crescere. Don Giussani è stato padre e maestro, è stato servitore di tutte le inquietudini e le situazioni umane che andava incontrando nella sua passione educativa e missionaria». Quindi, con riferimento a problemi e divisioni interni al Movimento, il Santo Padre ha esortato: «Unità non vuol dire uniformità. Non abbiate paura delle diverse sensibilità e del confronto», ma “l’unità sia più forte delle forze dispersive o del trascinarsi di vecchie contrapposizioni. Un’unità con chi e con quanti guidano il movimento, unità con i pastori, unità nel seguire con attenzione le indicazioni del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, e unità con il Papa, che è il servitore della comunione nella verità e nella carità. Non sprecate il vostro tempo prezioso in chiacchiere, diffidenze e contrapposizioni» e ha rimarcato a braccio: «Per favore non sprecate tempo!».