Un sisma potentissimo ha scosso nella notte il fondale dell’Oceano Pacifico settentrionale. Poco dopo l’1 di notte italiana, un terremoto di magnitudo 8.8 è stato registrato al largo della penisola di Kamchatka, nella Russia orientale. La scossa, tra le più violente mai misurate dalla sismologia moderna — la sesta per intensità da inizio Novecento — ha immediatamente fatto scattare l’allerta tsunami in decine di Paesi che si affacciano sul Pacifico, dal Giappone agli Stati Uniti, dalle Filippine fino all’America Latina.
Il timore di un’onda anomala devastante, come quella che nel 2011 colpì il Giappone causando oltre 18mila morti, ha spinto le autorità locali e internazionali a disporre evacuazioni precauzionali su larga scala, soprattutto in Russia, Giappone e Hawaii. Fortunatamente, non risultano al momento vittime o danni gravi, ma la prudenza resta altissima: il Centro di Allerta Tsunami del Pacifico (PTWC) avverte che nuove onde o scosse di assestamentopotrebbero verificarsi nei prossimi giorni.
L’epicentro e la scossa
Secondo i dati preliminari del Servizio Geologico degli Stati Uniti (USGS), il sisma ha avuto epicentro a circa 120 km da Petropavlovsk-Kamchatsky, capoluogo della penisola di Kamchatka, e una profondità di circa 21 chilometri. La zona, geologicamente instabile perché situata lungo il cosiddetto “Anello di fuoco” del Pacifico, è nota per la sua attività sismica, ma un evento di questa magnitudo è estremamente raro.
Per avere un termine di paragone, il terremoto che nel 2004 provocò lo tsunami devastante in Indonesia — con oltre 230.000 morti — aveva magnitudo 9.1. Il sisma di oggi, con 8.8, libera un’energia paragonabile a centinaia di bombe atomiche.
Onde di tsunami e evacuazioni
Il terremoto ha generato un maremoto di grande ampiezza. Le prime onde hanno raggiunto la costa orientale russa nel giro di pochi minuti: a Severo-Kurilsk, sulle isole Curili, sono state misurate onde alte fino a 5 metri, che hanno invaso parte del porto e danneggiato alcune infrastrutture, senza però causare feriti gravi.
Allerta massima anche in Giappone, dove oltre 2 milioni di persone sono state invitate a lasciare le abitazioni lungo le coste orientali, in particolare nelle prefetture di Hokkaido, Aomori e Miyagi. Le onde hanno raggiunto i 130 centimetriin alcune aree, e l’agenzia meteorologica giapponese ha ordinato l’evacuazione dell’area attorno alla centrale nucleare di Fukushima, che per ora non mostra anomalie.
Dall’altra parte del Pacifico, negli Stati Uniti, le sirene d’allarme sono suonate lungo le coste dell’Alaska e delle Hawaii, dove i primi flussi hanno toccato altezze tra 1,2 e 1,8 metri. A Honolulu, centinaia di famiglie sono state trasferite nei centri di accoglienza predisposti per le emergenze.
Anche California, Oregon e Washington, così come Guam, Filippine, Taiwan, Indonesia, Ecuador e Perù hanno attivato piani di evacuazione e monitoraggio costiero.
Nessun danno grave, ma allerta ancora attiva
Al momento, non risultano vittime. I danni strutturali sembrano contenuti, anche grazie alla profondità del sisma e alla relativa distanza dai principali centri abitati. Tuttavia, l’allerta non è stata revocata, perché le autorità sismiche e meteorologiche avvertono che potrebbero esserci:
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Repliche di forte intensità, anche fino a magnitudo 7.5, per settimane;
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Onde di tsunami “ritardate”, ovvero arrivi anomali a distanza di ore, come già osservato in altri grandi terremoti oceanici;
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Correnti marine imprevedibili, che possono rendere pericolosa la navigazione o l’accesso a porti e baie.
Le incognite e i precedenti
Il terremoto della Kamchatka ricorda, per caratteristiche e impatto potenziale, quello avvenuto nel 2010 in Cile(magnitudo 8.8) o quello del 1964 in Alaska (magnitudo 9.2). È stato più forte, per esempio, del sisma dell’Emilia (2012) o di quello che colpì l’Aquila (2009) di oltre mille volte, in termini di energia liberata.
Ma ciò che lo distingue è la sua posizione: una zona remota e poco popolata, che ha in parte contenuto gli effetti sull’uomo. Se l’epicentro fosse stato più vicino a Tokyo o a San Francisco, il bilancio sarebbe stato probabilmente ben più drammatico.
Attesa e monitoraggio
Nelle prossime ore, i principali centri di monitoraggio sismico — USGS, JMA giapponese e PTWC — continueranno a seguire l’evolversi della situazione. Le popolazioni costiere, in particolare nel Pacifico settentrionale, vengono invitate a non avvicinarsi al mare, a seguire le indicazioni delle autorità locali e a restare in luoghi elevati, almeno finché le allerte non verranno ufficialmente revocate.
L’Oceano Pacifico, come già troppe volte in passato, resta un gigante imprevedibile.










