Misericordia: è la nuova password che accomuna e spiega i tratti costitutivi del 266° successore di Pietro. Questa parola chiave abbraccia quanto detto e fatto da Jorge Mario Bergoglio a partire dalla fumata bianca che poco dopo le 19 del 13 marzo 2013 si levò nel cielo di Roma. Nel numero in edicola, Famiglia Cristiana pubblica un dossier di 24 pagine in cui traccia un bilancio dando voce ad autorevoli commentatori.
«I cardinali furono convinti dalla sua visione che rifiutava una Chiesa chiusa nei suoi perimetri e sicura delle sue strutture», afferma lo storico Andrea Riccardi: «l’onda evangelica di Francesco non si è fermata, ma in molti settori è stata ostacolata o ignorata; eppure il suo messaggio di inizio pontificato resta lì, come proposta per oggi».
Il teologo don Armando Matteo sottolinea come non abbia permesso al pessimismo legato ai tempi duri che viviamo di dare scacco matto alla fede e alla Chiesa. «Pandemia, capitalismo egoistico, guerre: per il Papa il cambiamento epocale non deve far arroccare i credenti, ma spingerli a guardare avanti con gioia, cogliendo i lati positivi di questo periodo. Con Gesù, la sua Chiesa non teme le crisi».
Di geopolitica riflettono Lucio Caracciolo direttore di Limes («Il Pontefice sta de-universalizzando il papato, così facendo, però, Roma conta sempre meno ed è poca ascoltata dalle varie Cancellerie. Nel nome della sinodalità, inoltre, i cattolici vanno sempre più per conto loro») e padre Antonio Spadaro, direttore di La Civilità Cattolica: «Papa Francesco è l’anti “uomo forte” che dialoga con tutti. La sua “diplomazia delle ginocchia”, radicata nella preghiera, che ha definitivamente desacralizzato il potere mondano (nessuno è “cattivo” a prescindere), lascia sempre la porta aperta».
Studioso di etica e finanza, tra i principali consulenti di Bergoglio, l’economista Luigino Bruni parte dalla «scelta del nome, la sua prima “omelia” contro l’indigenza. Né marxista né liberista, Francesco è un Papa post ideologico molto critico sui guasti del capitalismo: guarda il mondo con gli occhi dei poveri».
Il presidente dell’Accademia della Crusca, infine, analizza lo stile comunicativo di Jorge Mario Bergoglio. «Ha messo in guardia dai termini vuoti e forieri di violenza» , afferma Claudio Marazzini. Le sue origini argentine e piemontesi hanno prodotto neologismi carichi di significato. Si va da giocattolizzare (scherzare, prendersi gioco, dallo spagnolo “juguetear”) a spuzza, riferito alla corruzione, che getta radici nel piemontese “spusè”».